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Sfere metalliche di Klerksdorp
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Grooved Sphere from South Africa (Precambrian)
Le sfere metalliche di Klerksdorp sono sfere dall'aspetto metallico di diametro variabile da 1 a 2 centimetri, ritrovate dei primi anni '80 nelle cave di pirofilite presso la cittadina di Ottosdal (Transvaal occidentale) in Sudafrica: prendono il nome dal museo di Klerksdorp in cui erano conservate.
Sono state portate all'attenzione del pubblico dallo stesso curatore del museo, Rolfe Marx, che ha affermato che sembravano frutto di un'attività umana, ma risalivano ad un epoca in cui l'uomo non esisteva. Il motivo di questa affermazione è nel fatto che una di esse, esposta nel museo e in seguito rubata, presentava dei solchi paralleli lungo l' "equatore".
Sono considerate dei presunti OOPArt, anomalie temporali, specie dai sostenitori del Creazionismo [1] che vedono in esse la "prova" della teoria del Disegno intelligente e del fatto che la terra sia stata creata non più di 6000 anni fa dal nulla. Le sfere sono argomento di interessa anche per numerosi appassionati di mistero, grazie al fatto che sembrano frutto di una lavorazione umana e sono apparentemente molto antiche.
Oltre a Marx, anche altri autori di letteratura del mistero o da sostenitori creazionisti hanno sostenuto che non esista una spiegazione scientifica che giustifichi una formazione naturale dei solchi e, dunque, le sfere dovrebbero risultare il prodotto di un essere intelligente. L'età geologica del deposito in cui sono state ritrovate risale secondo Marx a circa 2,8 miliardi di anni fa, prima della comparsa di essere intelligenti noti.
Le sfere sono state rinvenute in una cava di pirofilite, un materiale piuttosto morbido utilizzato anche come isolante elettrico, che si origina dalla trasformazione metamorfica di un deposito sedimentario. Questo dimostrerebbe che la formazione del materiale è posteriore dunque ai 2,8 miliardi di anni fa, un tempo ritenuto normale per il processo di sedimentazione. Durante il processo metamorfico che ha trasformato l'argilla e la cenere vulcanica in pirofilite si sarebbero formati i noduli metamorfici, consistenti in noduli di pirite, che quindi, per effetto dell'esposizione all'aria, si è trasformata in goethite, ereditandone la forma sferica.
Indice [in questa pagina]:
1 Diffusione della storia
2 Le posizioni degli scettici
3 Le posizioni dei sostenitori del mistero
4 Obiezioni alla tesi scientifica e loro risposta
Diffusione della storia
Il "mistero di Klerksdorp" è stato originato da alcune pubblicazioni divulgate tra gli anni '80 e '90. La prima di esse, nel 1982, è un articolo a firma "Jimson S." ( Scientists baffled by space spheres, 27 luglio 1982) pubblicato su Weekly World News. WWN è un settimanale che pubblica notizie incredibili con intento comico [2] e satirico. Fino al 2004 il giornale però non era solito citare esplicitamente l'intento goliardico degli articoli, che però apparivano alla stragrande maggioranza del pubblico troppo incredibili per essere veri, tanto da rendere palese il gioco ("Elvis è vivo!"; "Il fantasma di Abraham Lincoln infesta la Casa Bianca!"; "Ragazzo-pipistrello scoperto in una caverna!", "Satana fugge dall'Inferno").
La "notizia" è stata ripresa in diverse pubblicazioni giornalistiche incentrate su misteri e UFO. Non si tratta nemmeno dell'unico caso del genere, in quanto almeno un altro è documentato: la presunta "scoperta" dell'inferno in una miniera [3] [4].
Negli anni '90 la storia è stata ripresa e usata come fonte attendibile da Michael A. Cremo e Richard L. Thompson, autori della serie di libri Forbidden Archeology [5], in cui veniva presentata come una notizia vera e documentata, portandovi a sostegno anche una lettera del curatore del museo Rolf Marx scritta nel 1984 e in cui viene stimata l'età del sedimento i 2,8 miliardi di anni.
Anche la lettera, per quanto contenente anche fatti veri (la zona di origine e lo strato geologico del ritrovamento), contiene numerosi errori che dimostrano una scarsa conoscenza della geologia da parte dell'autore. Non si considera infatti che se il processo di sedimentazione è vecchio di milioni di anni, le rocce che lo compongono sono molto più recenti in quanto derivate da lenti processi di metamorfismo che hanno radicalmente cambiato la composizione degli strati.
In seguito alla pubblicazione su Forbidden Archeology, che ha dato grande visibilità al "mistero", la storia si è sparsa ed è stata adottata come prova a favore del creazionismo da gruppi dell'ultradestra cattolica [6], che a loro volta hanno abbellito la notizia con presunti coinvolgimenti della NASA, scienziati perplessi e ulteriori modifiche al racconto originale.
Il percorso della notizia è in tutto e per tutto simile all'evoluzione delle leggende urbane, compreso il fatto che cambiano e si abbelliscono via via che vengono raccontate fino a perdere la traccia del creatore originario.
Le posizioni degli scettici
Il materiale di cui sono costituite le sfere è stato identificato dall'Università di Potchefstroom presso Johannesburg, da un team guidato dal professor A. Bisschoff, che ha avuto modo di studiarne la documentazione esistente: si tratterebbe di limonite, un minerale che può comporsi in proporzioni variabili di goethite, ematite e idrossidi di ferro. La limonite può formare noduli circolari, e anche i solchi potrebbero essere frutto di un processo naturale di consolidamento noto per quanto raro.
Fin dagli anni '30 su pubblicazioni scientifiche e tecniche sono documentati noduli di pirite e goethite di origine metamorfica nelle miniere dove è avvenuto il ritrovamento (Nels, L. T., Jacobs, H., Allen, J. T., and Bozzoli, G. R., 1937, Wonderstone. Geological Survey of South Africa Bulletin no. 8, Pretoria, Sudafrica; Jackson, J. A., and Bates, R. L., 1987, Glossary of Geology. American Geological Institute, Alexandria, Virginia).
I solchi tuttavia potrebbero anche essere stati fatti dagli scopritori, per uso ornamentale o appositamente per rendere più "attrattiva" la scoperta. Inoltre, la datazione di 2,8 miliardi di anni sarebbe sbagliata, in quanto i noduli se si fossero formati in un periodo così lungo sarebbero stati deformati dalla dalle forze interne alle rocce e dai movimenti del terreno.
Le posizioni dei sostenitori del mistero
Le tesi relative all'origine misteriosa degli oggetti sono principalmente riconducibili a tre teorie
Disegno intelligente: le pietre sarebbero state create alla creazione del mondo, nella posizione in cui sono state trovate. L'età dei sedimenti non sarebbe quella proposta, in quanto tutta la creazione è avvenuta pochi millenni fa (la datazione varia a seconda delle fonti). La presenza di artefatti non compatibili con la storia conosciuta della razza umana mostrerebbe la fallacità della teoria evoluzionistica correntemente accettata dal mondo scientifico.
Ipotesi aliena - Gli oggetti non sarebbero di realizzazione umana, ma sarebbero stati portati da esseri extraterrestri in visita sulla terra in epoche antiche [7]
Ipotesi antica - Le sfere sarebbero un prodotto di una antica civiltà dimenticata, in possesso di grandi tecnologie e scomparsa in epoche remote. [8]
Obiezioni alla tesi scientifica e loro risposta
Cremo, Thompson e Marx hanno risposto alle obiezioni del professor Bishoff sostenendo che la limonite di cui sarebbero composte è un materiale morbido, mentre le sfere sarebbero dure; inoltre i noduli di limonite si presenterebbero non isolati, ma a grappoli. La seconda obiezione è incorretta dal punto di vista geologico, in quanto non è raro che la limonite si presenti in noduli isolati di origine metamorfica, come appare anche nei testi sopra citati.
La prima invece è probabilmente frutto di un errore di R. Marx (la cui lettera conteneva molte imprecisioni in tema di geologia), o più banalmente di un equivoco. I noduli di limonite trovati in superficie possono effettivamente essere resi friabili dall'erosione atmosferica, che li rende molto fragili. Tuttavia quelli interessati sono stati trovati all'interno di una cava di pietra, per cui protetti dal processo erosivo.
Inoltre, nella famiglia delle limoniti, la goethite è la più dura, per cui è incorretto il paragone questo materiale e altre varianti più fragili della limonite. Va ulteriormente precisato che le sfere "misteriose" non sono state soggette ad una prova di incisione, un esame parzialmente distruttivo, che avrebbe fornito un'informazione verificabile sulla loro durezza: la durezza presunta delle sfere viene indicata solo da Marx nei suoi scritti.
Una terza obiezione è la presenza delle linee apparentemente realizzate da creature intelligenti. Gli studiosi rispondono a questa obiezione evidenziando che:
La scomparsa della pietra originale impedisce di svolgere ulteriori analisi, che potrebbero dimostrare la realizzazione moderna dei solchi, come nel caso dei Teschi di cristallo sudamericani
I sostenitori dell'origine umana non portano alcuna prova a sostegno della tesi, se non l'affermazione che sono "di natura artificiale" e le testimonianze di alcuni non meglio precisati "tecnici di laboratorio" ("lab tecnician").
Le linee compaiono su una sola pietra delle migliaia simili estratte sul sito
Non vi sono prove documentarie che le linee fossero già presenti al momento dell'estrazione, per cui non si può escludere l'ipotesi di una lavorazione successiva o eventualmente di una frode.
L'origine antica della lavorazione è discutibile, poiché che le forze presenti negli scisti sedimentosi in perenne lento movimento avrebbero deformato nei secoli una lavorazione così precisa.
Le linee potrebbero essere il frutto di un particolare processo di formazione dei noduli, che ha portato ad un consolidamento anomalo della goethite. Si tratterebbe di un caso raro ma non impossibile, e il fatto che sia una sola sfera ad essere stata trovata contribuisce a non rendere scartabile questa ipotesi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Sfere metalliche: Limonite.
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Negli anni passati i minatori del Sudafrica hanno ritrovato centinaia di sfere metalliche con 3 incisioni parallele, lungo l'equatore delle sfere.
Le sfere sono di due tipi:
"...uno di metallo bluastro con punti bianchi, e un altro di sfere cave riempite nel centro di un materiale elastico" (Jimison 1982).
Roelf Marx, sovrintendente del Museo di Klerksdorp, in Sudafrica, dove sono conservate alcune sfere, ha dichiarato: "Le sfere sono un completo mistero. Esse sembrano lavorate dall'uomo, ma risalgono ad un'epoca in cui, secondo la storia della Terra, non esisteva alcuna forma di vita intelligente. Questi reperti sono qualche cosa che non ho mai visto prima" (Jimison 1982).
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In una lettera datata 12 settembre 1984, Roelf Marx fornisce ulteriori informazioni sulle misteriose sfere: "Non è stato pubblicato alcuno studio scentifico sulle sfere, ma i fatti sono chiari. Esse furono trovate nella pirofilite, scavata vicino a Ottosdal, nel Transvaal occidentale.
Questa pirofilite (Al2Si4O10(OH)2) è un minerale secondario, abbastanza tenero, calcolato a 3 punti della Scala di Mohs, formatosi dalle sedimentazioni circa 2,8 miliardi di anni fa.
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D'altra parte le sfere, che hanno una struttura fibrosa all'interno ed un guscio esterno, sono molto dure e non è possibile scalfirle nemmeno con una punta d'acciaio. La Scala di durezza di Mohs è così chiamata dal nome di Friedrich Mohs, che scelse 10 minerali come punti di riferimento per le prove comparative di durezza, usando il talco come grado 1 ed il diamante come grado 10.
Nella sua lettera, Marx dichiarò che A. Bisschoff, un professore di geologia all'Università di Potchefstroom, disse che le sfere erano una "concrezione di limonite".
La limonite è un tipo di minerale ferroso. Una concrezione è una massa avvolgente e compatta di roccia, formata dalla cementazione localizzata intorno ad un nucleo.
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Un primo problema, in apparente contrasto con l'ipotesi della limonite, riguarda proprio la loro durezza.
Come abbiamo anticipato, le sfere metalliche non possono essere scalfite da una punta d'acciaio, indicando quindi un'estrema durezza. Ma i riferimenti standard della limonite indicano da 4 a 5,5 gradi della Scala di Mohs, vale a dire un basso grado di durezza (Kourmisky 1977).
Inoltre le concrezioni di limonite normalmente si presentano in gruppi, come bolle di sapone attaccate l'una all'altra e, ovviamente, prive delle scanalature orizzontali.
In assenza di spiegazioni soddisfacenti, le prove raccolte lasciano intendere che siamo di fronte a qualcosa di misterioso, lasciando aperta la possibilità che le sfere del Sudafrica, trovate in un deposito precambriano vecchio di 2,8 miliardi di anni, siano state lavorate da un essere intelligente.
Bibliografia:
-Jimison, S. (1982) "Scientists baffled by space spheres." Weekly World News, July 27.
-Kourmisky, J., ed. (1977) Illustrated Encylopedia of Minerals and Rocks. London, Octopus.
-Marx, R. (1984) personal communication, September 12.
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( Articolo tratto da: Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! | |42|40|0 ) _________________ I Miei Siti On-Line: (profilo su FaceBook) Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! | (pagina personale su FaceBook) Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! | (gruppo Scritturalia su FaceBook) Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! |
Ultima modifica di Monia Di Biagio il Gio Set 27, 2007 3:00 pm, modificato 1 volta in totale |
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Statuette di Acambaro
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The Acambaro dinosaurs. Photo courtesy of Don Patton
Per statuette di Acambaro si intendono un altissimo numero (oltre trentamila) di reperti archeologici trovati in uno scavo archeologico nel luglio del 1944 diretto da Waldemar Julsrud nei pressi di Acambaro, in Messico.
Si tratta di piccole statuette in ceramica, somiglianti ad alcune specie di dinosauri. Per questa ragione le statuette di Acambaro sono generalmente citate negli elenchi degli oggetti anacronistici o OOPArt. C'è una forte possibilità che le statuette siano in realtà una bufala [1].
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The Acambaro dinosaurs. Photo courtesy of Don Patton
Alcuni creazionisti e oppositori dell'evoluzionismo credono che queste statuette costituiscano una prova credibile della coesistenza dell'uomo e dei dinosauri, cosa che smentirebbe la teoria dell'evoluzione e accrediterebbe maggiormente l'interpretazione letterale della Bibbia (per quanto la Bibbia non citi l'esistenza dei dinosauri). [2] Per questo motivo le statuette di Acambaro vengono spesso associate alle pietre di Ica.
In ogni caso, non c'è nessuna prova che le statuette siano autentiche.
Indice [in questa pagina]:
1 Storia delle statuette di Acambaro
2 Prove a favore dell'autenticità
3 Prove contro l'autenticità
4 Teoria accettata
5 Bibliografia
6 Collegamenti esterni
Storia delle statuette di Acambaro
Le statuette vennero scoperte da Waldemar Julsrud, un archeologo dilettante tedesco emigrato in Messico nello stato di Guanajuato, e più precisamente ad Acmbaro, 175 miglia a nord ovest di Città del Messico.
Secondo Dennis Swift, convinto sostenitore della teoria della terra giovane e dell'autentictà delle statuette, Jalsrud era un commerciante di ferramenta che inciampò in una delle statuette mentre stava facendo una passeggiata a cavallo. Julsrud assunse un contadino messicano per disseppellire le rimanenti statuette, e lo pagò per ciascuna statuetta che gli portava. In tutto il contadino e i suoi assistenti gli consegnarono oltre 32.000 statuette.
Si trattava in genere di raffigurazioni di diverse persone e animali, dai presunti dinosauri a figure umane di tutto il mondo, fra cui gli Egiziani, i Sumeri, e anche "Caucasici barbuti" [3].
Queste statuette attirarono poco l'attenzione degli studiosi e degli scienziati, e quando Julsrud cominciò ad affermare che si trattava di accurate rappresentazioni di dinosauri creati da un antico popolo, non venne semplicemente preso in considerazione. I mass media e i giornali avevano invece riportato la notizia, e le statuette cominciarono ad avere una certa popolarità.
Le statuette vennero esaminate da Charles C.DiPeso, un archeologo che stava lavorando per l'Amerind Foundation, un'organizzazione dedicata alla preservazione della cultura dei nativi americani. DiPeso studiò le statuette, e concluse che non erano autentiche, e che erano state probabilmente realizzate dai contadini della zona. Pubblicò i suoi risultati nella rivista American Antiquity. L'accuratezza della sua ricerca è spesso contestata dai sostenitori dell'autenticità delle statuette. [4]
Jalsrud si guadagnò presto il sostegno dei creazionisti e degli studiosi dell'archeologia misteriosa, fra cui quello di Charles Hapgood, pioniere della teoria dello scambio dei poli terrestri. Jalsrud venne anche sostenuto da Erle Stanley Gardner, scrittore di narrativa e creatore del personaggio di Perry Mason, che affermò che 32,000 statuette non potevano essere state realizzate da una singola persona o da un gruppo di persone. [5]
Le statuette sono state citate in alcuni libri pseudoscientifici come Atlantis Rising di David Lewis. Don Patton, un altro sostenitore della teoria della scienza giovane, è emerso come uno dei maggiori sostenitori, fornendo anche ulteriori indizi a favore, come la somiglianza delle statuette ai dinosauri descritti da Robert Bakker nel libro Dinosaur Heresies.
Prove a favore dell'autenticità
I sostenitori dell'autenticità delle statuette di Acambaro ritengono che molti indizi dimostrino non solo che le statuette abbiano un'età di 6500-1500 anni, ma anche che esse vennero scolpite sulla base di contatti diretti tra i dinosauri e gli esseri umani che li raffigurarono.
Datazione ricavata dal Radiocarbonio e dalla Termoluminescenza
Don Patton, creazionista e sostenitore dell'autenticità delle statuette, ha fornito quella che lui afferma essere un'accurata datazione al radiocarbonio delle statuette, stabilendo che i reperti risalivano a 6500 - 1500 anni fa. [6]
I laboratori che hanno fornito queste date hanno affermato che si trattava di risultati inattendibili, ma Dennis Swift afferma che questa affermazione venne fatta solo in seguito alla scoperta della natura dei reperti esaminati, e che i laboratori ritrattarono le loro conclusioni allo scopo di mantenere l'ortodossia alla "scienza ufficiale". [7]
Testimonianze dagli scavi I sostenitori citano molte testimonianze di coloro che assistettero in prima persona agli scavi. Inoltre secondo Swift, l'area che circondava le statuette appartneva chiaramente a uno strato antico e ancora intatto.
Somiglianza ai dinosauri La prova più citata per l'autenticità delle statuette di Acambaro è la loro somiglianza ai dinosauri descritti da Robert Bakker nel libro Dinosaur Heresies. Si afferma che queste figure siano troppo accurate per non essere delle riproduzioni "dal vivo". [8]
Prove contro l'autenticità
Circostanze del ritrovamento Le vere circostanze in cui le statuette comparvero sono piuttosto dubbie. Julsrud afferma che pagò i contadini per ciascuna delle statuette che gli venivano portate. Questo avrebbe potuto essere un buon motivo per spingere i contadini a crearle spacciandole per artefatti antichi .
Condizioni delle statuette Secondo DiPeso, la superficie delle statuette era praticamente nuova, nel senso che non presentava i tipici segni dei reperti rimasti sepolti per almeno 1500 anni. Se fossero stati artefatti autentici, avrebbero dovuto essere graffiati e rovinati dall'azione del terreno roccioso, come si riscontra negli artefatti ritrovati in quella regione del Messico. [9]
Numero delle statuette e loro condizioni Il gran numero di statuette intatte è una prova a sostegno dell'ipotesi della burla. Sono state ritrovate oltre 32.000 statuette, tutte in perfette condizioni, eccettuate alcune che presentavano rotture nette, ovviamente per dare l'illusione di essere antiche. Se le statuette fossero state antiche, non si sarebbero conservate in condizioni così perfette in un ambiente così inospitale. In nessun altro posto al mondo si sono conservate 32.000 ceramiche integre.
Somiglianza ai dinosauri In generale non si tratta di rappresentazioni dettagliate di dinosauri. I sostenitori dell'autenticità affermano che in ogni statuetta ci sono abbastanza dettagli per riconoscere le singole specie, come nel caso degli Iguanodonti, dei Brachiosauri, e degli Anchilosauri. In realtà questa abbondanza di dettagli si riscontra solo in alcuni dei reperti, mentre la maggior parte rappresenta una figura molto stilizzata. Negli altri casi è possibile che i dinosauri siano stati ritratti prendendo spunto da illustrazioni moderne dei diversi dinosauri.
Teoria accettata
Da un punto di vista critico, le prove contro l'autenticità sembrano di gran lunga superare quelle a favore. La datazione al radiocarbonio non ha dato un risultato conclusivo. Gli artefatti sono emersi in circostanze dubbie, agli scavi non ha partecipato alcun archeologo professionista, e le statuette sono al di fuori di ogni possibile contesto archeologico.
Le affermazioni di Patton sembrano presentare un vizio di forma, dal momento che Patton sostiene la datazione al radiocarbonio solo nella misura in cui conferma le sue idee, e la respinge nei casi in cui le smentisce (come è avvenuto ad esempio nel caso della datazione dei fossili). Questo atteggiamento non sembra conforme al metodo scientifico. Per questa ragione le statuette di Acambaro hanno tutte le caratteristiche della pseudoarcheologia.
Bibliografia
Charles Hapgood, Mystery in Acambaro: Did Dinosaurs Survive Until Recently?, Kempton: Adventures Unlimited Press, 1999 ISBN 0-932813-76-3
Collegamenti esterni
(EN) Patton, D., nd, Le statuette dei dinosauri del Messico: la prova che dinosauri e uomini coesistettero! Punto di vista dei creazionisti della Terra giovane: Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! |
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Stonehenge
Coordinate Stonehenge: 51°10′44″N 1°49′35″W / 51.17889, -1.82639
Stonehenge (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che deriva da hang, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury sulla piana omonima. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. C'è dibattito circa l'età della costruzione, ma la maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 a.C. e il 2000 a.C.. L'edificazione del terrapieno circolare e del fossato sono state datate al 3100 a.C..
Dall'inizio dell'Ottocento molte pietre caddero e furono rimesse nella loro posizione attuale dagli ingegneri vittoriani.
Un villaggio risalente al 2600 a.C., composto da circa venticinque piccole case, è stato ritrovato a tre chilometri di distanza da Stonehenge, da ricercatori della National Geographic Society. Si ritiene che fossero utilizzate per ospitare i costruttori del complesso, o i visitatori di qualche cerimonia. [1]
Il sito è stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1986. Le pietre di Stonehenge sono allineate con un significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio. Di conseguenza alcuni sostengono che Stonehenge rappresenti un "antico osservatorio", anche se l'importanza del suo uso per tale scopo è dibattuta.
Stonehenge all'alba del Solstizio d'estate (21 giugno 2005), con una folla di 19.000 persone che hanno aspettato l'alba tutta la notte.
Oltre che meta del turismo di massa, Stonehenge è attualmente luogo di pellegrinaggio per molti seguaci del Celtismo, della Wicca e di altre religioni neopagane, e fu teatro di un festival musicale libero tra il 1972 e il 1984; nel 1985 tale festival fu bandito dal governo britannico a causa del violento confronto tra la polizia e alcuni partecipanti che divenne noto come la Battaglia di Beanfield.
Indice [in questa pagina]:
1 Progetti che riguardano il sito
2 Leggende su Stonehenge
3 Descrizione
4 Repliche
5 Libri e opere su Stonehenge
6 Curiosità
7 Note
8 Voci correlate
9 Collegamenti esterni
Progetti che riguardano il sito
In anni più recenti, il sito di Stonehenge, sulla Piana di Salisbury è stato influenzato dalla prossimità della strada A303, tra Amesbury e Stoke, e dalla A344. Nel passato un gran numero di progetti, compresi dei tunnel interrati, sono stati proposti per il sito, e l'English Heritage e il National Trust hanno fatto lunghe campagne per allontanare il percorso delle strade. All'inizio del 2003 il Dipartimento per i Trasporti ha presentato un certo numero di progetti per l'allargamento di strade, compresa la A303. Il 5 giugno la Highways Agency ha pubblicato un piano di massima per il cambiamento di 13 chilometri di strada a Stonehenge, compreso un tunnel di due chilometri che porterebbe la A303 sotto l'attuale tracciato. Il 4 settembre 2003 la Highways Agency ha annunciato una inchiesta pubblica, apertasi il 17 settembre, per valutare se i piani sono adeguati. Molte organizzazioni chiedono un tunnel più lungo che protegga maggiormente il sito archeologico e la campagna circostante. I progetti per il sito comprendono un nuovo centro visitatori che dovrebbe aprire nel 2006. Per il 2008 il nuovo schema di strade dovrebbe essere completato e le vecchie vie chiuse.
Leggende su Stonehenge
Stonehenge è associato con la leggenda di Re Artù. Goffredo di Monmouth disse che il mago Merlino diresse la sua rimozione dall'Irlanda, dove era stato costruito sul Monte Killaraus, da Giganti che portarono le pietre dall'Africa. Dopo essere stato ricostruito vicino ad Amesbury, Goffredo narra come, prima Uther Pendragon, e poi Costantino III, vennero seppelliti all'interno dell'anello di pietre. In molti punti della sua Historia Regum Britanniae Goffredo mischia la leggenda britannica con la sua immaginazione; è intrigante il fatto che colleghi Ambrosio Aureliano con questo monumento preistorico, portando come prova la connessione tra "Ambrosius" e la vicina "Amesbury".
Descrizione
Mappa del sito
-Legenda:
-La pietra dell'altare (vedi sotto)
-Tumulo senza sepoltura
-Tumulo senza sepoltura
-La pietra del Sacrificio, lunga 4,9 m
-La pietra del tallone (vedi sotto)
-Due delle quattro originarie Pietre della Stazione
-Sponda interna
-Fossato
-Sponda esterna
-Il viale, una coppia di fossati e sponde paralleli che portano al fiume Avon a 3km
-Anello di 30 fosse chiamato i buchi Y
-Anello di 30 fosse chiamato i buchi Z
-Cerchio di 56 fosse, conosciuto come i buchi di Aubrey
Piccola entrata meridionale
La pietra dell'altare: un blocco di cinque metri di arenaria verde. Le pietre principali sono tutte fatte da una forma estremamente dura di arenaria silicea, che si trova naturalmente circa trenta chilometri più a nord, sulle Marlborough Downs. La struttura interna, conosciuta come "Bluestone ********" è costituita di pietre molto più piccole, che pesano in media quattro tonnellate. Queste sono pietre che sono state estratte dalle Montagne Preseli, nel Galles sud-occidentale. Sono principalmente di dolorite ma comprendono esempi di riolite, arenaria e ceneri calcaree vulcaniche.
La pietra del tallone un tempo conosciuta come Tallone del Frate (in inglese "Friar's Heel", un'anglicizzazione del gallese "Ffreya sul", da Ffreya, dea celtica della fertilità, e sul, giorno del sole). Un racconto popolare, che non può essere datato a prima del XVII secolo, spiega così le origini del nome di questa pietra:
Il diavolo comprò le pietre da una donna in Irlanda, le avvolse e le portò sulla piana di Salisbury. Una delle pietre cadde nel fiume Avon, le altre vennero portate sulla piana. Il diavolo allora gridò, "Nessuno scoprirà mai come queste pietre sono arrivate fin qui". Un frate rispose, "Questo è ciò che credi!", allora il diavolo lanciò una delle pietre contro il frate e lo colpi su un tallone. La pietra si incastrò nel terreno, ed è ancora li.
Repliche
Esiste una replica a grandezza naturale di Stonehenge come sarebbe stato in origine, a Maryhill nello Stato di Washington, costruita da Sam Hill come memoriale di guerra. È persino allineata con l'alba di mezza estate, ma con la vera posizione del Sole sull'orizzonte virtuale, piuttosto che con la posizione apparente del sole sull'orizzonte reale.
Un'altra memorabile replica di Stonehenge appare nel film Spinal Tap.
Una Car-Henge è stata costruita esclusivamente con automobili vicino ad Alliance, Nebraska dall'artista Jim Reynolds nel 2000.
Libri e opere su Stonehenge
Sono numerosi gli studiosi che hanno speso la loro vita di ricercatori intorno al mistero di questo antico tempio, e altrettanti i libri scritti sull'argomento. Si possono citare, a titolo di esempio, Il mistero di Stonehenge di John North, che ha fatto notare come esso sia allineato anche con il punto in cui il Sole tramonta durante il solstizio d'inverno; Stonehenge di R.J.C. Atkinson, che asserisce non sappiamo che cosa sia e probabilmente non lo sapremo mai; The Stonehenge People e Prehistoric Avebury di Aubrey Burl; Stonehenge. Un paesaggio di pietre e di misteri di David Souden.
Un posto di rilievo fra gli scritti sulla presunta funzione di Stonehenge è sicuramente dovuto al noto astronomo Sir Fred Hoyle il quale in un articolo su Nature del 30 Luglio 1966 ipotizzò una funzione astronomica del monumento megalitico. In tale articolo Sir Fred Hoyle proponeva un metodo secondo il quale tramite le buche di Aubrey sarebbe stato possibile prevedere tutte le eclissi solari entro certi limiti di accuratezza.
Su Stonehenge e i suoi miti sono anche basate innumerevoli opere di fantasia. Sul mistero della sua costruzione è stato scritto un romanzo (Stonehenge) di Bernard Cornwell, mentre molti sono i personaggi del fumetto che hanno fatto una capatina in quel mistico luogo: da Paperino (Paperino - Il papero del passato e del futuro di Don Rosa) a Corto Maltese, passando per Martin Mystère e Dylan Dog (Incubo di una notte di mezza estate) senza dimenticare Topolino, con molte avventure ambientate in quei dintorni, o Lara Croft nella versione a fumetti.
Curiosità
Stonehenge è simile al cerchio di pietre della Scozia settentrionale, conosciuto come Anello di Brodgar. Un sito circolare simile, posto in cima a una collina nella Sassonia-Anhalt in Germania, fu il luogo di ritrovamento del Disco di Nebra, attualmente datato attorno al 1600 a.C.
Note
^ Notizia dal sito della CNN
Voci correlate
-Sistema trilitico:
Collegamenti esterni
-Stonehenge e il Mistero del Sole:
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Teoria del paleocontatto
La teoria del paleocontatto, anche nota come teoria degli antichi astronauti (a volte definita paleoufologia dagli ufologi), indica l'insieme di quelle idee, sviluppate a partire dalla metà del Novecento, che ipotizzano il contatto di civiltà extraterrestri con le antiche civiltà umane (quali Egizi e civiltà precolombiane).
Questo genere di teorie non sono in generale accettate a livello scientifico-accademico, con alcune eccezioni (un esempio l'astronomo e matematico Josef Allen Hynek), e vengono spesso fatte rientrare nel più vasto campo speculativo della controversa pseudo archeologia o archeologia misteriosa.
Indice [in questa pagina]:
1 Origine
2 Idee principali
3 Prove scientifiche
4 Bibliografia
5 Influenza culturale
6 Voci correlate
Origine
Le teorie sul contatto delle antiche civiltà con extraterrestri sono nate subito dopo gli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia ossia dopo i primi avvistamenti documentati di UFO. I sostenitori di questa teoria affermano che vi sia stata un'influenza aliena nello sviluppo della specie umana, arrivando a mettere in discussione (almeno in parte) la teoria evolutiva di Charles Darwin. Se per la paleoantropologia tradizionale l'uomo è il risultato di un processo evolutivo durato tre milioni di anni che ha portato le protoscimmie africane via via ad assumere la stazione eretta e a sviluppare la propria intelligenza, andando a formare società via via più avanzate, i sostenitori di queste idee ipotizzano che l'uomo sia stato aiutato a compiere questo percorso, se non addirittura indotto.
Tra i principali divulgatori di tali ipotesi vi sono l'archeologo e scrittore svizzero Erich von Däniken e il contattista italiano Peter Kolosimo, che dalla seconda metà degli anni sessanta hanno prodotto una serie di libri di grande presa popolare in molti paesi del mondo.
L’avvento di Internet ha favorito la diffusione di tali idee, attraverso la nascita di innumerevoli siti, per lo più amatoriali, che trattano miti e misteri in archeologia rigettando o mettendo in discussione le posizioni attualmente riconosciute nel mondo scientifico e accademico.
Idee principali
Esistono diverse idee ed ipotesi nell'ambito del paleocontatto.
L'uomo è il risultato di esperimenti genetici condotti da extraterrestri sugli ominidi (che fino a quel punto si sarebbero evoluti naturalmente sulla Terra in concordanza con la Teoria di Darwin e dunque senza nessuna apparente contraddizione), al fine di farle evolvere in tempi rapidi; evoluzionismo e neocreazionismo dunque sarebbero veri entrambi.
Il principale argomento a sostegno di questa idea è il tempo relativamente breve impiegato dall'uomo (3 milioni di anni) per giungere al livello mai raggiunto da altri organismi che esistono da centinaia di milioni di anni.
L'uomo ha avuto contatti con extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi esseri sarebbero le divinità delle società antiche, e sarebbero stati raffigurati in diversi dipinti ed opere d'arte, sia nell'antichità (egizi, maya, aztechi, popoli della mesopotamia, romani) sia in epoca medioevale. Altri indizi sono celati in testi religiosi, come la Bibbia, o in opere di carattere storico.
Il ritrovamento di OOPART, ossia "oggetti fuori dal tempo", che vedrebbero l'uomo e la sua tecnologia molto più antichi rispetto a ciò che l'archeologia canonica afferma.
Prove scientifiche
Al momento, non esiste alcuna prova scientifica o indiziaria a sostegno delle ipotesi di un contatto fra le popolazioni umani primitive e forme di vita aliena.
Bibliografia
W.H. Stiebing Jr. Antichi astronauti. Dalle pile di Babilonia alle piste di Nazca, Avverbi 1998.
Influenza culturale
L'ipotesi del paleocontatto è sviluppata anche in numerosi romanzi di fantascienza, tra cui Lo scheletro impossibile di James P. Hogan (pubblicato in Italia nel 1978 su Urania n.739).
Voci correlate
-Archeologia misteriosa
-OOPART
-Primo contatto
-Teoria del complotto UFO
-UFO
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Teschio di cristallo
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Il teschio riconosciuto falso dal British Museum
Il teschio di cristallo è un modello di un teschio umano realizzato in cristallo di quarzo trasparente. Alcuni di questi manufatti sono considerati reperti archeologici precolombiani dai sostenitori dell'archeologia misteriosa. Nuovi teschi ricavati dal cristallo vengono prodotti e venduti regolarmente.
Alcuni ritengono che i teschi di cristallo abbiano poteri curativi, ma questo non è mai stato scientificamente stabilito. La comunità scientifica non ha mai riscontrato prove di qualsiasi fenomeno inusuale legato ai teschi di cristallo, né ha trovato alcun motivo per ulteriori investigazioni.
Indice [in questa pagina]:
1 Storia
2 Note
3 Bibliografia
Storia
I primi di cui si è avuta notizia sono stati rinvenuti a Lubaantun, nello Yucatan, e nel Belize, e sono stati considerati da alcuni[citazione necessaria] come risalenti almeno al XV secolo-XVI secolo della nostra era.
Sulla loro origine e natura sono state espresse svariate teorie e sono stati classificati da alcuni [citazione necessaria] sostenitori dell'archeologia misteriosa come OOPArt.
Da uno studio effettuato nel 1970 da ricercatori della Hewlett-Packard[1] guidati da Frank Dorland, su almeno uno di questi teschi (il Mitchell-Hedges), risulta che non furono utilizzati strumenti di metallo o pietre o di legno per scolpirlo.[2] Gli scienziati affermarono alla fine della analisi che il teschio sembrava essere stato scolpito con un moderno laser o con ceselli di precisione.
Negli anni ottanta sull'onda della moda lanciata dalle pubblicazioni su questi artefatti comparvero numerosi altri teschi, dal Texas a Los Angeles; ad alcuni di questi venivano attribuite origini avventurose o poteri taumaturgici, ma di nessuno di questi si è potuta provare l'autenticità (mentre alcuni sono risultati veri e propri tentativi di truffa).
Negli anni novanta altri due teschi vennero "rinvenuti" da Nick Nocerino, personaggio televisivo autodefinitosi "esperto di teschi di cristallo", nella provincia messicana di Guerro. Nocerino non rivelò mai l'origine del ritrovamento, giustificandosi attribuendo la riservatezza a presunte "questioni di sicurezza per il personale coinvolto, a causa della situazione politica messicana". Né i teschi né gli altri oggetti che Nocerino avrebbe rinvenuto sono mai stati sottoposti ad analisi indipendenti.
Al contrario, sarebbero stati sottoposti ad un gran numero di esperimenti pseudoscientifici, come esami quali psicometria, scrittura automatica o percezioni ESP. Questi esperimenti vennero realizzati presso tre società non accreditate dalla comunità scientifica: Pelton Foundation of Applied Paranormal Research, Institute of Psychic and Hypnotic sciences, The Society of Crystal Skulls International. Stando ai risultati di queste prove, i teschi avrebbero trasmesso agli psichici immagini di cerimonie antiche o collegamenti con Atlantide.
Analisi approfondite condotte tra il 2003 e il 2005 su un esemplare sicuramente originale conservato al British Museum, hanno dimostrato senza ombra di dubbio che almeno il teschio è stato realizzato con l'aiuto di una fresa meccanica da gioielliere, uno strumento diffuso in tutta Europa già dal XIX secolo. Sono evidenti sulle cavità oculari e la dentatura i segni di lavorazioni sicuramente successive al medioevo.
In passato, intorno al teschio inglese si erano catalizzati folkloristici quanto infondati racconti, che suggerivano che il teschio si muovesse all'interno della teca. Anche il fatto che il teschio fosse stato rimosso dall'esposizione aperta al pubblico è una leggenda urbana: il teschio è oggi esposto all'interno della prima sala dell'ala sinistra, sul lato sinistro della parete dove si apre la porta d'ingresso.
In particolare, per l'esemplare esaminato si è riusciti a risalire ad una probabile origine tedesca della lavorazione, mentre la roccia cristallina è di origine brasiliana. Ricerche documentarie negli scritti relativi alle collezioni del museo, hanno portato a identificare nel collezionista francese Eugene Boban l'organizzatore di questo traffico di falsi. Altri teschi furono analizzati insieme a quello del British, tra cui quelli di Nocerino e quelli americani. Nessuno di questi teschi aveva evidenze che potessero supportare una presunta antichità, mentre anzi le probabilità spingevano a pensare ad un'origine molto più moderna.
È oggi certo che questi teschi, almeno quelli più antichi, sono stati realizzati nel XIX secolo con il solo scopo di venderli a ingenui quanto ricchi appassionati di antichità.
Un altro teschio, pesante 20 kg e donato al prestigioso Smithsonian Institute nel 1990, è stato sottoposto ad analisi nel 1996 durante la produzione di un documentario per conto della BBC, ed è risultato senz'ombra di dubbio un falso.
Le analisi su un quarto teschio, detto di Mitchell-Hedges, sono state rese impossibili dal divieto della stessa Anna Mitchell Hedges, che, allora diciassettenne, affermò di aver ritrovato l'oggetto durante una spedizione archeologica col padre nel 1927.
Secondo alcune fonti [3], i teschi sarebbero oggi conservati a Parigi (Musée des Arts Premiers, quai Branly, Parigi) e Londra (British Museum), ma non vi sono prove a favore di questa affermazione.
Note
^ I laboratori della HP sono ritenuti un centro di eccellenza per la ricerca sui cristalli
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^ Atlantic Rising, n.10 inverno 1997
Bibliografia
(FR) : Chris Morton et Ceri Louise Thomas - "Le mystère des crânes de cristal" - 540 p. - Collection "Aventure secrète" - Editions J'ai lu : 2003 - rééditions 2006.
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Tiahuanaco
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Culture Huari e Tiahuanaco.
La cultura tiahuanaco (o tiwanaku) fu un'importante civiltà preincaica il cui territorio si estendeva attorno alle frontiere degli attuali stati di Bolivia, Perù e Cile. Prende il nome dalle rovine dell'antica città di Tiahuanaco, nei pressi della sponda sud-orientale del lago Titicaca e approssimativamente 72 km a ovest di La Paz, attuale capitale della Bolivia. Alcune ipotesi sul nome, affermano che derivi dall'aymara Taypikala. Non vi sono evidenze che la civiltà Tiwanaku utilizzasse la scrittura.
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Gateway of the Sun, Tiahuanaco (Order Custom Fine Art Print)
La civiltà Tiahuanaco fu contemporanea di quella Huari, che si trovava a nord di quella Tiahauanaco, condividendone molti attributi, in particolare dal punto di vista artistico. Tuttavia i contatti tra le due culture sembrano essere stati limitati ad un periodo di 50 anni durante, i quali vi furono sporadiche scaramucce riguardanti una miniera occupata per prima dai Tiahuanaco. La miniera delimitava il confine tra le sfere di influenza delle due culture e gli Huari tentarano, senza successo, di assicurarsela tutta per loro.
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Stela 8, Kalasasaya temple, Tiahuanaco (Order Custom Fine Art Print)
Il declino di questa civiltà sembra sia causato dall'invasione di popolazioni dal sud o nella perdita di fede nella religione predominante. Il collasso dei Tiahuanaco influenzò la crescita dei sette regni Aymara, gli stati più potenti dell'area. Tutto il territorio fu conquistato, attorno al XV secolo, dagli Inca e annessi all'impero noto come Tahuantinsuyo.
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Entrance to Kalasayaya temple, Tiahuanaco, Bolivia (Order Custom Fine Art Print)
La regione occupata dai Tiahuanaco venne annessa alla provincia nota come Qulla Suyo, la provincia dell'est.
Il territorio e la città
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Stela 8 with Gateway of the Sun in background, Kalasasaya temple, Tiahuanaco. (Order Custom Fine Art Print)
Il territorio fu fondato approssimativamente attorno al 200 a.C., come una piccola città e crebbe tra il IV e il VI secolo, conseguendo un importante potere regionale nel sud delle Ande.
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Kalasayaya temple, Tiahuanaco, Bolivia (Order Custom Fine Art Print)
Nella sua massima estensione la città copriva 6 Km2 e ospitava circa 40.000 abitanti. Una caratteristica sono gli enormi monoliti di circa 10 tonnellate che si possono ancora ammirare nelle rovine dell'antica città.
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Sunken temple with the entrance to the Kalasasaya temple in the background (Order Custom Fine Art Print)
Il declino iniziò attorno al 950 fino al collasso completo attorno al 1100, quando il centro cerimoniale venne abbandonato.
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Puma Punku ruins, Tiahuanaco, Bolivia (Order Custom Fine Art Print)
L'area circostante non fu però abbandonata completamente, ma lo stile artitico caratteristico cadde assieme agli altri aspetti della cultura.
Voci correlate
-Storia della Bolivia precolombiana
-Civiltà precolombiane
-Huari
-Inca
-Impero Inca
-Tahuantinsuyo
Collegamenti esterni
-Foto di viaggio a Tiahuanaco - Bolivia - Dedicato ai backpackers: Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! |
-Galleria di immagini sulla cultura di Tiwanaku: Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! |
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Tubi metallici di Saint-Jean de Livet
I tubi metallici di Saint-Jean de Livet sono OOPArt rinvenuti in una cava nei pressi della cittadina francese di Saint-Jean-de-Livet.
Furono scoperti casualmente nel 1968 da due speleologi, Y.Druet e H.Salfati, e presentano tutti la medesima forma a sezione ovoidale, ma dimensioni diverse, tra i 9 e i 3 cm di lunghezza. Di colore brunastro, sono stati ritenuti dagli scopritori composti di metallo. Si trovavano in uno strato di gesso risalente al Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa), messo in luce in una cava.
Dopo il rinvenimento sono stati consegnati dagli autori del ritrovamento al laboratorio di geomorfologia dell'università di Caen, che però non risulta aver effettuato alcuna analisi su di essi.
Fonti bibliografiche
-M.Cremo e R.Thopson, Archeologia Proibita
-W.R. Corliss, Ancient Man: A Handbook of Puzzling Artifacs, 1978, pp. 652-653
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Uccello di Saqqara
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Uccello di Saqqara: modello di un aeroplano? (Photo Philip Rychel)
L'aliante di Saqqara (o uccello di Saqqara) è un artefatto a forma di uccello realizzato in legno di sicomoro, scoperto nel 1891 nello scavo della tomba di Pa-di-Imen, a Saqqara, in Egitto. Risale almeno al 200 a.C., e attualmente è esposto al Museo Egizio del Cairo.
Per la sua forma, che ricorda quella di un aliante, questo oggetto è stato a lungo considerato un OOPArt, anche se recenti studi sembrano smentire questa ipotesi.
Indice [in questa pagina]:
1 Descrizione dell'oggetto
2 Controversie
3 Bibliografia
Descrizione dell'oggetto
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Uccello di Saqqara: modello di un aeroplano? (Photo Philip Rychel)
L'artefatto ha una lunghezza di 14.2 cm e un'apertura alare di 18.3 cm. Pesa 39.120 grammi. Sulla parte anteriore sono visibili il becco e gli occhi, e la coda è posta stranamente in verticale. Fra il corpo e la coda è possibile vedere una linea di demarcazione. Attualmente la pittura è scomparsa, ma è possibile che in origine fosse stato dipinto in modo da somigliare a un falcone (rimane solo una traccia di pittura, su un lato della coda).
Benché la coda sia alquanto diversa da quella della maggioranza delle rappresentazioni di uccelli dell'antico Egitto, quasi tutti gli egittologi sono concordi nel ritenere che si tratti della rappresentazione di un uccello dalle ali spiegate. Lo scopo invece è ancora sconosciuto. Potrebbe trattarsi di un oggetto cerimoniale: in questo caso l'oggetto ritrarrebbe un falcone (rappresentazione del dio Horus), oppure il ba egizio. La forma della coda ha suggerito che si possa trattare di una banderuola per il vento, forse collocata sulle barche sacre. Questa ipotesi sembrerebbe confermata da alcuni rilievi trovati nel Tempio di Khonsu a Karnak e datati al tardo Nuovo Regno, in cui si vedono banderuole simili che ornano la prua di tre barche usate durante le feste di Opet.
Secondo altre interpretazioni potrebbe trattarsi di un giocattolo per bambini, o anche di un tipo particolare di boomerang.
Controversie
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Uccello di Saqqara: modello di un aeroplano? (Photo Philip Rychel)
Alcuni studiosi ed esponenti dell'archeologia misteriosa hanno avanzato l'ipotesi che possa trattarsi del modello di un aereo. Il primo ad aver avanzato questa ipotesi è stato il professor Khalil Messiha, professore di Anatomia artistica all'università di Helwan e membro dell'Egyptian Aeronautical club.
Messiha notò che erano assenti le zampe dell'uccello, e che non era visibile alcun intaglio che rappresentasse le piume. Inoltre nelle usuali rappresentazioni la coda dei volatili è orizzontale, mentre nell'artefatto era verticale. Ne dedusse che non poteva trattarsi della rappresentazione di un uccello, e che doveva trattarsi invece del "modellino di un monoplano originale, il quale doveva trovarsi ancora a Saqqara". Nel 1983, insieme ad altri studiosi, pubblicò le sue conclusioni nel giornale Blacks in Science. [1]
Da allora l'aliante di Saqqara ha attirato l'attenzione di un pubblico considerevole, ed è stato considerato "tra i primi 10 OOPArts" [2]
Sulla base di queste supposizioni, alcuni studiosi testarono la possibilità del modellino di volare. Il modellino - per come è giunto a noi - sarebbe stato totalmente instabile, e non avrebbe mai potuto funzionare come un aliante. Messiha stesso riconobbe che il modellino avrebbe potuto funzionare solo nel caso in cui fosse stata presente una coda, ma suppose che fosse andata perduta.
Il test conclusivo venne effettuato da Martin Gregorie, un disegnatore e costruttore di alianti con oltre 30 anni di esperienza. Ricostruì il modellino e lo dotò di una coda, per testarne le capacità di volo. Alla fine concluse che "...L'uccello di Saqqara non avrebbe mai potto volare. È totalmente instabile senza una coda... Ma anche con una coda le sue performance di volo sono assolutamente deludenti", concludendo che "l'uccello di Saqqara Bird era probabilmente un giocattolo per bambini o una banderuola per il vento." [3]
Bibliografia
-Messiha, Khalil, Guirguis Messiha, Gamal Mokhtar, and Michael Frenchman. "African Experimental Aeronautics: A 2,000-Year-Old Model Glider" in Van Sertima, ed. Blacks in Science: Ancient and Modern, 1983, pp.92-99
-Atlantis Rising (Issue Number 5), Joseph Robert Jochmans,"Top 10 Out-of-Place Artifacts (O.O.P.s)."
-Gregorie, Martin. "Flying the Saqqara Bird."
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Vaso di Dorchester
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Nel 1852 alcuni operai stavano facendo brillare delle cariche esplosive a Dorchester, Boston, Massachusetts, quando, dall'interno di un pezzo di roccia venne estratto un vaso metallico decorato, di una lega sconosciuta (ma contenente zinco e argento). L'altezza è di 11,43 cm ed è ornato da intarsi floreali in puro argento, evidentemente eseguiti da un abile artigiano.
(Secondo "un recente studio" questa voce va radicalmente rivista.)
Il vaso di Dorchester è una vaso metallico (probabilmente una lega di zinco e argento), che sarebbe stato trovato durante alcuni lavori edili a Dorchester, nel Massachusetts (USA), nel 1851 in uno strato di pietra risalente a circa 320 milioni anni fa [1]. Per questo motivo viene spesso definito come un OOPArt. Le circostanze dubbie del ritrovamento hanno suggerito anche la possibilità che possa trattarsi di una bufala [2].
Indice [in questa pagina]:
1 Circostanze del ritrovamento
2 Possibili interpretazioni
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti esterni
Circostanze del ritrovamento
Nel Giugno 1852 la rivista Scientific American pubblicò la notizia del ritrovamento di un vaso metallico, contenuto all'interno di un blocco di roccia solida estratto ad almeno 5 metri nel sottosuolo. Il vaso, a forma di campana, è alto circa 15 cm ed è composto di una lega di zinco e argento. Sulla superficie, figure di fiori intarsiati in argento puro. L'età stimata della roccia è di 320 milioni di anni.
Secondo l'opinione dell'editore della rivista Scientific American (vedi articolo) il vaso sarebbe stato fabbricato da Tubal-cain, il mitico padre della metallurgia.
La roccia puddinga (cioè materiale consolidato) - nella particolare fattispecie del conglomerato Roxbury - su cui sorgono i quartieri di Dorchester e Roxbury si è formata 320 milioni di anni fa, e dunque risale al Carbonifero superiore.
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L'articolo originale
La prima fonte documentata che fa riferimento al vaso di Dorchester è il numero 38 della rivista Scientific American del 5 giugno 1852 [3]. Il trafiletto dello Scientific American riportava a sua volta un articolo di un altro giornale, il Transcript di Boston:
Alcuni giorni fa è stata prodotta una potente esplosione nella roccia della Meeting House Hill, nel quartiere di Dorchester, pochi isolati a sud della sala conferenze del Rev. Sig. Hall. L’esplosione ha prodotto un’immensa quantità di pietrame, alcuni pezzi del peso di alcune tonnellate, e ha scagliato frammenti più piccoli in tutte le direzioni. Tra questi è stato raccolto un vaso metallico separato in due pezzi, per la frattura provocata dall’esplosione. Le due parti riunite formano un vaso a forma di campana, alto 11.4 cm, largo 16.5 cm alla base e 6.3 cm in cima, e di circa tre millimetri di spessore.[...]
L'articolo proseguiva descrivendo le decorazioni del vaso (un fiore e un pergolato intarsiati nell'argento), e affermava che il vaso sarebbe stato sepolto in una roccia puddinga, a circa 4.63 metri di profondità. L'articolo del Transcript si chiudeva con la domanda:
Non c'è alcun dubbio che questa curiosità era saltata fuori dalla roccia, come sopra detto; ma vuole il Professor Agassiz, o qualche altro scienziato, dirci per favore come questo è arrivato lì? L’argomento è degno d’investigazione, perché in questo caso non vi è alcun inganno.
Lo Scientific American chiudeva invece l'articolo con un commento ironico, e piuttosto scettico nei confronti del ritrovamento:
Quanto sopra proviene dal Transcript di Boston e quello che ci stupisce è come il Transcript può supporre che il Prof. Agassiz sia qualificato a dirci come sia arrivato lì più di John Doyle, il fabbro ferraio. Non si tratta di una questione di zoologia, botanica o geologia, ma una questione relativa ad un antico vaso metallico, forse fatto da Tuba-Cain, il primo abitante di Dorchester.
L'ultima frase è un riferimento ironico a Tubal-Cain, figlio di Adamo ed Eva, indicato nella Bibbia come il primo fabbro dell'umanità.
Possibili interpretazioni
La roccia puddinga da cui sarebbe stato estratto il vaso sarebbe un conglomerato basaltico formatosi in epoche preistoriche forse nel Devoniano superiore o nel Permiano, [4] . I sostenitori dell'autenticità del vaso ritengono che questo fosse inglobato nella roccia al momento della sua formazione e che pertanto il reperto avrebbe almeno 100,000 anni [5], essendo dunque in contrasto con la storia dell'uomo fino ad ora conosciuta (sarebbe, quindi, un OOPArt). Tuttavia le circostanze del ritrovamento, in seguito all'esplosione, non permettono di avere certezze sulla provenienza del vaso dall'interno della roccia [6].
A sostegno dell'autenticità viene anche citato un recente studio dove esperti in paleobotanica avrebbero riconosciuto nella pianta rappresentata esemplari dello Sphenophyllum laurae, una pianta fossile risalente al Carbonifero superiore, attribuendo pertanto al vaso un età di almeno 320 milioni di anni [7] [8]. Secondo tale studio tale pianta risulterebbe essere stata scoperta e classificata dopo il rinvenimento del vaso e non avrebbe pertanto potuto essere raffigurata prima della sua descrizione.
L'argomento presuppone tuttavia che la decorazione del vaso costituisca una rappresentazione realistica di una pianta, mentre nel campo decorativo è assai più comune utilizzare forme vegetali stilizzate senza alcun diretto riferimento ad oggetti realmente esistenti (come accade ad esempio per le forme delle foglie di acanto dei capitelli corinzi greco-romani).
Con il tempo il vaso scomparve[citazione necessaria]. Diverse sono le interpretazioni i sostenitori della sua autenticità sostengono una tesi complottistica secondo cui la scomparsa sia dovuta al timore che il mondo scientifico una volta sottoposto ad una approfondita indagine sarebbe stato costretto a comprovarne l'autenticità, mentre gli scettici sono convinti che la scomparsa sia da attribuirsi al fatto che gli autori ritenuto che la bufala avesse potuto essere scoperta con delle analisi dal vero.
A favore della tesi della bufala depone, oltre alla sparizione del reperto, anche il fatto che il vaso sarebbe stato trovato nel basalto, quindi in una roccia di origine magmatica proveniente dalle profondità della crosta terrestre. Il basalto nel mantello si trova in fusione a temperature comprese tra tre e le quattro migliaia di gradi centigradi[9], con temperatura media di 3700°C. Nessun metallo mantiene comportamento duttile a quelle temperature, nemmeno le leghe di rame-tungsteno [10] il cui punto di fusione è di 3410 °C, e che sono solide solo a temperature inferiori ai 1080°C. Queste sono ad oggi considerate come i metalli dal punto di fusione più alto.
Per comparazione, il presunto metallo del vaso non potrebbe rimanere solido oltre i 1030 °C, e avrebbe comportamento duttile al di sopra dei 960 °C [11].
Note
^ La notizia è riportata nella scheda dedicata al vaso di Dorchester del sito Antikitera, che tuttavia non ne cita la fonte.
^ La scheda del sito Antikitera già citata riporta anche questa possibilità.
^ Articolo dello Scientific American
^ Secondo un'indagine stratigrafica del suolo che sarebbe stata eseguita dalla Boston Society of Civil Engineer nel 1960 [citazione necessaria]
^ L'affermazione della datazione del reperto si trova per esempio nel sito S8int [1], che non aggiunge tuttavia su quali basi sia stata fatta.
^ Così rileva la scheda già citata del sito Antikitera.
^ Lo studio viene citato sul sito di Antikitera, già citato
^ Boston1852.pdf [2]
^ temperature della terra
^ Scheda di una lega rame-tungsteno
^ Scheda della lega zinco-argento più prestante sul mercato
Bibliografia
Mystery Of America: Enigmatic Mysteries And Anomalous Artifacts Of North America - A Connection To The Ancient Past, by Tedd St Rain, published by Lost Arts Media in 2003.
Collegamenti esterni
-Analisi delle foglie del vaso di Dorchester (.pdf): Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! |
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La vite di Treasure City
La vite di Treasure City è uno di quei ritrovamenti classificati come Oopart, ovvero "manufatti trovati fuori posto", scoperto nel 1869 negli USA a Treasure City un paese di cercatori d'oro oramai abbandonato nello stato del Nevada.
In uno strato di roccia è stata trovata l'impronta perfetta di una vite di 5,08 cm di lunghezza. La vite che si presuppone fosse stata di materiale ferroso si è ormai completamente perduta, ma impressa nella roccia vi si è trovata la perfetta forma fotografata di quest'oggetto.
Sembra che furono effettuati rilievi sulle rocce che contenevano l'impronta della vite da parte da alcuni esperti dell'Accademia delle Scienze di San Francisco che garantirono che l'oggetto in questione doveva essere rimasto ivi imprigionato da diverse migliaia di millenni.
Oggetti con un’origine misteriosa.
Nel 1851, nell’Illinois , a Whiteside Country, venivano tratti da 36,5 metri circa di profondità due anelli di rame. E nel giugno dello stesso anno, nei pressi di Dorchester (Massachussetts) un’esplosione liberava da un solido masso formatosi in età remotissima, un vaso a forma di campana, d’un metallo sconosciuto, ornato con motivi floreali in argento.
Ebbene, da quale origine possono derivare questi oggetti? Nessuno può dirlo con sicurezza.
Ma questi non sono certo i soli oggetti di questo tipo, ritrovati.
Da molto tempo circola la storia di un medico che rinvenne in California un bel pezzo di quarzo aurifero e se lo portò a casa come souvenir.
Accidentalmente il quarzo si ruppe e dal suo interno uscì un piccolo oggetto metallico, dalla forma che ricordava quella di un manico di secchio. Non siamo riusciti a scoprire il nome del medico né ad accertare dove sia finito il reperto; questo non ci autorizza tuttavia a pensare che si tratti di una favoletta sia perché del fatto si trova traccia in serie pubblicazioni scientifiche sia per il successivo ritrovamento a considerevole distanza di un oggetto simile.
Il secondo “manico di secchio” venne alla luce in una cava di Kingoodie, nell’Inghilterra del nord. Esso si trovava racchiuso per metà in un blocco di pietra lungo 23 cm, formatosi senza dubbio nel Pleistocene (da 8500 a 700 mila anni fa): gli studiosi gli attribuiscono un’età minima di 10-12 mila anni, ma non escludono che sia molto, molto più antico.
Le scoperte più sbalorditive si dovevano però verificare nel 1869 e nel 1885. In questo ultimo anno saltò fuori da una miniera austriaca uno stranissimo cubo metallico, attualmente conservato nel museo di Salisbury.
Il “letto” di carbone in cui fu rinvenuto risale indubbiamente all’era Terziaria (da 70 a 12 milioni di anni fa) ; l’oggetto dopo esser stato analizzato risultò composto di ferro e carbonio, con una modesta quantità di nichelio. “ Una meteorite” dichiararono alcuni esperti, basandosi su questi dati piuttosto improbabili.
Una meteorite cubica, con una delle due facce opposte perfettamente arrotondata?
Potremmo si ammettere che si tratti di un bel bolide celeste, ma dovremmo allora propendere per una di queste due ipotesi: il cubo è piovuto sulla terra tale e quale da un altro mondo o è stato ricavato sul nostro pianeta da un informe masso proveniente dallo spazio.
La prima supposizione è inaccettabile: anche se avesse avuto la fortuna di conservarsi inalterato alla partenza, l’oggetto sarebbe stato ridotto ad un grumo informe in seguito all’attrito atmosferico. La seconda poi, è tanto è tanto fantastica quanto la congettura che lo vorrebbe fuso e modellato sul nostro globo: lavorare una meteorite del genere, infatti, è pressoché impossibile, a meno che non si disponga dei mezzi offerti dalla tecnica moderna.
A sconvolgere il mondo scientifico fu, nel novembre del 1869, un minuscolo oggetto che non esisteva nemmeno più, ma che aveva lasciato una traccia inconfutabile: una vite lunga 5,08 cm, rimasta per incalcolabili millenni a consumarsi nel cuore d’una roccia delle cosiddette “Gallerie dell’Abbazia” di Treasure City, nel Nevada.
Quando la pietra venne spaccata proprio in quel punto, la vite (di ferro, si suppone) non esisteva più. Esistevano però i suoi contorni, nitidissimi, rivelanti un “verme” perfetto.
“Lo strato che li conserva è antichissimo” dichiararono gli esperti dell’Accademia delle Scienze di San Francisco. “Questa scoperta potrebbe retrodatare di milioni d’anni fa la storia dell’umanità”.
Si fece molto rumore, allora, attorno allo straordinario reperto, ma presto i dibattiti si affievolirono, cessarono e sulla “vite di Treasure City”, come su tanti altri sbalorditivi avvenimenti, scese il silenzio.
Sempre nel Nevada, in un filone aurifero del Cow Canyon, 25 miglia ad est di Lovelock, qualcosa d’altrettanto sensazionale doveva far allibire, discutere e quindi ammutolire gli scienziati: l’impronta d’un piede umano stampata sull’argilla in piena metà dell’era Terziaria: un’impronta aggraziata, impressa da una creatura dal corpo armonioso, equilibrato, agile, in un’epoca che l’antropologia tradizionale ci dice ancora lontanissima dalla comparsa dei nostri presunti antenati scimmieschi!
( Articolo a cura di Maurizio, tratto da Solo gli utenti registrati possono vedere i link! Registrati o Entra nel forum! | )
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Bibliografia
-Peter Kolosimo, Non è terrestre, Sugar Editore, 1974.
Voci correlate
-Oopart
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