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Evoluzione delle Lingue (di Roberto Vacca)
Allego articolo sull'evoluzione delle lingue pubblicato da Nòva oggi. Argomento controverso, ma interessante
Best. Roberto.
Citazione: | Misuriamo l’evoluzione delle lingue – di Roberto Vacca, Nòva, 26 ottobre 2007.
“Che per capire il mondo ci vuole la matematica, lo aveva detto bene Galileo.” scrivo a pag.10 del mio libro “Anche tu Fisico”. Una redattrice dell’editore Garzanti sostituisce nelle bozze “vuole” con “voglia”. Ha ragione e ho accettato la correzione, ma scommetto che fra 30 anni non avrebbe suggerito quel congiuntivo. L’indicativo predomina sempre più.
Le lingue si evolvono a passo accelerato. Rabbrividisco se mio figlio in seconda media impara a dire “Tu habites ou?” invece di “Ou est-ce que tu habites?”, ma, di nuovo, ha ragione la sua insegnante: molti francesi dicono così. Le polemiche sull’imparfait du subjunctif non si sentono più.
Ne ho ritrovati un paio nella canzone “La légende de la nonne” di Brassens e ne avevo messo uno in una canzoncina che composi a Parigi 40 anni fa quando facevo insieme due lavori noiosi: “Elles ne sifflent pas me balles,/ mais je crains qu’elle ne se cassent/ et si un jour elles sifflassent,/ on férait de la musique” Anche altre lingue perdono pezzi. In russo “io sono ingegnere” si traduce Ya – inzhenier (“Io – ingegnere”). Il verbo essere al presente si sostituisce con una breve pausa. In inglese il congiuntivo ha forme rudimentali non flesse e le coniugazioni sono notoriamente molto semplici.
Sul numero dell’11 ottobre 2007 la rivista Nature pubblica una lunga lettera di E. Lieberman, J.B. Michel, J. Jackson, T. Tang e M.A. Novak intitolata in modo pretenzioso “Quantificazione della dinamica evoluzionistica del linguaggio”. In effetti questi ricercatori (di Harvard e dell’MIT) analizzano solo i verbi irregolari inglesi e trovano cose interessanti. Nel vecchio inglese del IX secolo (Beowulf) ce n’erano 177. Nell’inglese medio del 1200 (Canterbury Tales) erano calati a 145 e nell’inglese moderno ne restano 98. Diventano più rapidamente regolari esprimendo sia il passato, sia il participio passato con la desinenza “-ed” quelli che si usano più raramente. Quelli di uso più frequente, invece, restano irregolari. Fra i 50 verbi più usati solo 4 (“help”, “reach”, “walk”, “work”) sono diventati regolari negli ultimi 12 secoli.
Non accennano a modificarsi: “be”, “have”, “come”, “do”, “find”, “get”, “give”, “go”, “know”, “say”, “see”, “take”, “think”, “begin”, “break”, “bring”, “buy”, “choose”, “draw”, “drink”, “eat, etc. Secondo questi studiosi il prossimo a regolarizzarsi sarà “wed” che ha ancora il passato e il participio uguali al presente, sebbene si usi sempre più spesso “wedded”, anticamente usato solo nella frase idiomatica “his wedded wife” = “a sua moglie regolarmente sposata” (che è anche il titolo di una novella di R. Kipling del 1888).
Secondo questi studiosi il numero di anni in cui un gruppo di verbi irregolari si dimezza è proporzionale alla radice quadrata della loro frequenza nella lingua inglese. Più semplicemente ho analizzato la curva di declino del numero totale di verbi irregolari dal IX secolo all’epoca attuale usando i numeri elaborati da Lieberman e collaboratori. Ho usato il mio software per l’analisi di serie storiche con le equazioni di Volterra logistiche di sviluppo o declino. I 3 valori disponibili sembrano proprio situati su una curva di Volterra con notevole precisione e la proiezione conseguente indica che nel 2500 saranno 67 i verbi irregolari rimasti in inglese dei 177 medioevali. Lieberman sostiene invece, che saranno 83.
La questione non è tanto rilevante.
C’è da osservare che, malgrado lo spelling assurdo e le pronunce inaspettate, l’inglese si impara ben più facilmente delle lingue latine, con i loro ingombranti verbi composti. Si può arguire che eliminando i verbi irregolari (swim/swam/swum, eat/ate/eaten, draw/drew/drawn, etc.) si imparerà ancora più facilmente e, quindi, si diffonderà ancora più largamente. Le previsioni sono ardue. Nel russo il tempo passato (a parte le complicazioni dei perfettivi) ha preso forme derivate dal participio – invece di una semplificazione si ha la complicazione che il passato è declinabile. “Gavaril” = parlava (un maschio); “gavarila” = parlava (una femmina).
Infine le lingue si riempiono di slang e di apporti da gerghi e dialetti, che creano varianti e neologismi curiosi e ostici. Io sono bilingue italiano/inglese, ma qualche anno fa provai a leggere il romanzo Full Metal Jacket, pieno di dialoghi tra soldati americani neri, e ci capii ben poco. |
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