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Sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa di Monia Di Biagio.

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MITOLOGIA CINESE
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Monia Di Biagio

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MessaggioInviato: Sab Ott 22, 2005 1:25 pm    Oggetto:  MITOLOGIA CINESE
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:arrow: LA CINA ED IL MAGICO

Sotto la generale definizione di religioni cinesi, si annoverano tanto le religioni locali, sorte autonomamente in Cina, quanto quelle giunte nel paese dall'esterno e poi sviluppatesi con peculiari caratteri cinesi.

I Cinesi, popolazione appartenente alla razza mongolica, concepiscono la loro terra come il centro dei mondo, così come è attestato dall'etimologia della stessa parola Cina, derivante dall'espressione cinese Chongguo: "Regno del Centro".

La civiltà cinese, oltre a essere la più antica tuttora esistente, si è rivelata anche particolarmente feconda nel campo della storia delle religioni. Infatti, nel millenario sviluppo di questa civiltà, tre sono le religioni che hanno avuto grande peso nel suo cammino, a loro volta precedute dalla più antica religione del luogo l' Universismo.

Esse sono il Taoismo, il Confucianesimo e il Buddhismo Mahayana Buddhismo. Delle tre, il Taoismo è la forma religiosa locale più antica, mentre il Confucianesimo costituisce in un certo senso un'evoluzione e una codificazione dell'antichissima religione tradizionale. Il Buddhismo MahAyAna, invece, è una religione di provenienza indiana: esso penetrò in Cina durante il regno della dinastia imperiale degli Han (206 a.C. 220 d.C.) e col tempo assunse tratti e caratteristiche decisamente cinesi.

In particolare esso venne rielaborato da diverse scuole locali come la Sanlongzong (fondata intorno al 400 d.C.), la Fazianzong (sorta nel 650), la Huayanzong (fondata nel 630), la Tiantaizong (risalente al 580), la Chingtuzong (costituitasi nel 400), la Luzong (del 650), la Chanzong (del 526) e la Mizong (fondata nel 720).

Tutte queste scuole buddhiste di origine cinese trovarono successivamente un loro corrispettivo nelle scuole che, sul loro esempio e, talvolta, su loro derivazione, vennero fondate dal Buddhismo giapponese. Altre religioni dell'area culturale cinese sono poi riconducibili al più generale contesto delle asiatiche, religioni tribali.

Tra le religioni più recenti, formatesi in Cina negli ultimi due secoli, si debbono invece annoverare la religione T'ai P'ing, risalente al 1847, la Daoyuan (Società del cammino), sorta a cavallo degli anni Venti del xx secolo, la Tungshanshi (Società per il bene comune), fondata a Pechino nel 1918 per opera di Wang Chaozong, e infine la Wushanshi (Società per il risveglio della rettitudine), istituita nel 1915 da Tang Huanzang.

:arrow: CONOSCENZE FILOSOFICHE

Il termine occidentale che designa una scuola di pensiero cinese, con rilevanti risvolti religiosi, chiamata in Cina Rujia, "scuola dei letterati": essa fa perno attorno all'opera del filosofo e statista Kong fuzi, ovvero Maestro Kong (55 1-479 a.C.), nome latinizzato dagli europei in Confucius, da cui l'italiano Confucio.

Questi non è il fondatore di una religione come il Cristo o il Buddha : egli e i suoi discepoli hanno salvato, riordinato e arricchito il vasto patrimonio dell'antica religione tradizionale (Universismo), riproponendola come compiuto sistema rituale e come dottrina etico-sociale, capace di porre rimedio alla disgregazione spirituale e morale della Cina dei tempo.

Il Confucianesimo ha poi assunto uno specifico ruolo tra le religioni cinesi dal momento che ha quasi sempre goduto, durante l'Impero cinese unificato (221 a.C.-l9l 1 d.C.), dell'appoggio ufficiale dello stato. Il sistema filosofico-religioso di Confucio ha comunque trovato adepti anche in aree influenzate dalla civiltà cinese: nella Repubblica della Corea del Sud, ad esempio, dove il Confucianesimo viene designato col termine locale di Yukyò, vivono oggi circa cinque milioni di seguaci di questa religione, cioè quasi il 13% della popolazione dell'intero paese.

:arrow: La vita di Confucio

Il filosofo è vissuto nel periodo della storia cinese detto delle Primavere e Autunni (Chunqiu, 770-454 a.C.), così chiamato dal titolo di un'opera attribuita a Confucio stesso. Caratteristica di questa fase della civiltà cinese sono il progressivo indebolimento politico dei re della dinastia Zhou (xi secolo-249 a.C.), ai quali rimane solo l'autorità religiosa, e l'affermazione di un sistema feudale che frantuma il potere tra vari principi e nobili in lotta fra loro.

Confucio nasce nel 551 a.C. nell'odierna località di Zhufou (Kuoli) nel piccolo principato di Lu, situabile nella provincia dello Shandong: egli è il secondogenito del settantenne Kong Qiu Liangho, morto nel 548 a.C., e della sua seconda moglie Chengzai, morta nel 525 a.C., appartenente alla famiglia Yen. Tradizioni posteriori, sicuramente leggendarie, presentano la famiglia di Confucio come discendente dalla dinastia reale Shang (XVI-XI sec. a.C.), alla quale era succeduta quella Zhou. Confucio appartiene, invece, a quella classe di nobili o sacerdoti decaduti (ru), che all'epoca svolgevano generalmente funzioni di esecutori di riti e cerimonieri alle corti dei signori feudali.

Dopo la morte del padre, trascorse una giovinezza in precarie condizioni economiche; all'età di diciannove anni prese moglie (532 a.C.) e l'anno successivo ebbe un figlio, al quale vennero dati i nomi di Li e Boyu. In un primo tempo Confucio si pose al servizio della famiglia feudale di Qi, in qualità di sovrintendente dei granai, dei campi e delle greggi pubbliche. A ventidue anni, invece, diventò insegnante e raccolse intorno a sé ragazzi di tutte le condizioni sociali, ai quali insegnò a scrivere e far di conto. Nel 518 a.C. intraprese un viaggio a Luoyi (attuale Luoyang, capitale dei re Zhou), dove compì ricerche negli archivi. In questa città sarebbe avvenuto l'incontro del quale narra Zhuangze nella sua opera Il vero libro del Paese dei Fiori del sud tra Confucio e l'archivista Laozi, fondatore del Taoismo.

Il filosofo tornò infine a Lu ormai come saggio stimato: ma, quando nel 517 a.C. scoppiarono dei disordini e il principe fuggi nel vicino feudo di Qi, Confucio lo raggiunse. Dopo due anni tornò dall'esilio e di nuovo si dedicò all'insegnamento, questa volta con intenti di riforma religiosa e politica: Confucio era convinto di vivere in un'epoca di profonda decadenza morale e di declino politico, causato dalla lotta per il potere tra i vari signori feudali. Egli voleva dunque cambiare la società insegnando agli uomini il li ("il retto comportamento"): nel far ciò, cercò, tramite la reinterpretazione e la codificazione dell'eredità religiosa, spirituale e morale del passato, di trovare e proporre delle norme di comportamento valide anche per il presente.

Nel 501 a.C., a cinquant'anni, Confucio venne nominato dal principe Ding di Lu governatore del territorio di Zhungdu, nel 499 a.C. assistente ministro dei lavori pubblici e infine, nel 498 a.C., ministro della giustizia. Dopo quattro anni di attività pubblica, forse vittima degli intrighi del principe di Qi, Confucio cadde in disgrazia presso il suo signore e fu costretto ad abbandonare i suoi incarichi e insieme anche il paese natale. Iniziò così un periodo di quattordici anni (497-483 a.C.), durante il quale il filosofo viaggiò attraverso tutta la Cina, accompagnato dai suoi discepoli. Sola-mente nel 483 a.C. egli tornò a Lu, dove però condusse vita appartata e si applicò allo studio dei riti, della storia, della musica e della letteratura. Si dedicò dunque alla raccolta e conservazione delle testimonianze e delle memorie dell'Antichità: la tradizione tramanda che egli sarebbe l'autore degli Annali di Primavere e Autunni (Chunqiu), narrazione della storia del principato di Lu dal 722 al 481 a.C., nonché il compilatore e il revisore del Libro del documenti (Shujing), del Libro delle odi (Shijing), delle Memorie sui riti (Liji) e del Libro della Musica (Yuejing, perduto); Confucio sarebbe pure l'autore delle Appendici del basilare Libro dei Mutamenti (Yijing).

Questi testi, denominati per eccellenza "classici" ( Universismo), diventeranno pilastri fondamentali della cultura religiosa e politica cinese per quasi due millenni. Con la pubblicazione di queste opere, Confucio intendeva presentare agli uomini politici del suo tempo le condizioni della mitica Cina antica come modello per il presente. Nel 482 a.C. morirono suo figlio Li e il discepolo prediletto Yen Hui; nel 479 a.C. morì anche Confucio, ormai settantenne, e venne seppellito nel bosco sepolcrale della sua famiglia a Zhufou, dove ancor oggi è conservata la sua tomba.

:arrow: Pensatori confuciani

Il primo continuatore del pensiero confuciano fu Mengzi (372-289 aC.), divenuto in italiano Mencio attraverso la forma latinizzata Mencius. Egli perfezionò, in varie opere scritte in forma di dialogo, il Confucianesimo dal punto di vista dialettico. Secondo questo pensatore, fondamentalmente ottimista, l'uomo è buono per natura: questa innata bontà, per venire alla luce in ogni uomo, ha bisogno solo di una corretta educazione culturale ed etica. L'opera di Mencio, assieme ai Lunyu (Dialoghi) e a due capitoli tratti dalle citate Memorie sui riti, forma i Quattro Libri (Sishu), utilizzati a un certo punto come base per lo studio dei Confucianesimo preferendoli ai più complessi Cinque Classici (Wujing) di cui si è detto sopra.

Altro rappresentante dell'antico Confucianesimo fu Xunzi (312-238 a.C.): secondo il pensiero, tendenzialmente pessimista, di questo filosofo, l'uomo è fondamentalmente cattivo e può comportarsi bene solo grazie a una severa educazione e a un'impegnativa disciplina morale.

Zhou Dunyi (1017-1073) è considerato l'iniziatore del Neoconfucianesimo, che, all'epoca della dinastia Song (960-1280) è portato al suo massimo splendore da Zhu Xi (1130-1200): questi è considerato il pensatore più sistematico della filosofia cinese e il padre della "ortodossia" confuciana.

Della corrente "moderna" dei Confucianesimo fanno parte Kang Yowei (1858-1927), che lo interpreta in senso più strettamente religioso, e Liang Qichao (1873-1929), che ne sottolinea invece l'aspetto politico-sociale ma in senso repubblicano.

:arrow: L'etica confuciana

Confucio è convinto che la riforma della collettività sia possibile solo attraverso la riforma della famiglia e dell'individuo. Gli uomini dell'Antichità egli sostiene Secondo Confucio, la virtù è una ricchezza interiore che ognuno può acquisire, dato che la natura umana non è né buona né malvagia in se stessa: perciò, ogni uomo ha la possibilità di diventare Un saggio oppure di comportarsi come uno stolto.

Confucio divide gli uomini in tre gruppi: 1) gli uomini perfetti (sheng) ovvero i saggi, coloro che rappresentano il modello da seguire, avendo raggiunto il più alto grado di perfezionamento, come, ad esempio, gli imperatori dell'antica Cina; 2) i nobili ovvero gli uomini superiori (junzi); 3) gli uomini comuni che costituiscono la massa.

Il fine dell'etica confuciana è la nobiltà spirituale: da un nobile, da un uomo superiore ci si aspetta che segua il li. Il termine li rappresenta un concetto assai complesso, che può definirsi come armonizzazione dell'uomo con l'ordine generale dei mondo in tutti gli aspetti della vita, dall'osservanza dei riti religiosi statali e familiari alle regole di comportamento del vivere sociale. Li è dunque la forza ordinatrice che deve guidare l'uomo nei suoi doveri sia verso gli altri uomini (il rispetto, la cortesia, il tatto, il decoro, l'autocontrollo), che verso gli esseri spirituali superiori (il corretto culto reso ai mondo divino e agli antenati). Li è insieme la forza cosmica che dà forma e ordine allo stato e alla famiglia e che trova il suo modello classico nel lichi (Universismo).

L'intero essere viene influenzato dalla potenza ordinatrice dei li, che si ripercuote anche sulla natura dell'uomo (xing): da ciò il termine di dottrina dello xingli. Dal li dipendono le virtù (de), di cui cinque sono quelle fondamentali: fra di esse occupa un posto di grande rilievo il ren, che si può rendere come "umanità", intendendo con ciò la benevolenza che un uomo deve mostrare verso i suoi simili, ma in misura proporzionata a una precisa gerarchia di legami politici e familiari. Accanto al li e al ren, Confucio ha assegnato anche alla musica un ruolo molto importante, in quanto manifestazione di ordine e armonia, ed espressione di sentimenti nobili ed elevati. La musica classica confuciana, con i suoi strumenti, fra i quali il litofono, è sopravvissuta, nell'ambito dell'Asia Orientale, quasi solo in Corea.

:arrow: Templi della letteratura e letteratura canonica

All'epoca in cui il Confucianesimo divenne religione di stato in Cina sotto la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), in ogni città che fosse centro amministra- tivo esisteva un tempio di Confucio, nel quale i funzionari statali dovevano presiedere regolarmente cerimonie in suo onore. Le sale in cui venivano onorati Confucio e i suoi discepoli si chiamano wenmiao ("templi della letteratura"): in tali edifici era collocato semplicemente un tavolo, davanti al quale il funzionario locale effettuava le sue genuflessioni rituali. A questi templi era spesso annessa una biblioteca, dove i "funzionari di letteratura" discutevano sui testi classici. Famosi templi di Confucio si trovano a Zhufou, nella provincia dello Shandong, luogo di nascita di Confucio, e a Tainfu sempre nello Shandong : quest'ultimo è costituito da un atrio, un cortile d'onore, un altro cortile con la sala principale del culto, un cortile trasversale e uno interno nel quale si trovano edifici d'abitazione e scolastici. Nonostante il bando ufficiale del culto di Confucio (1912), il filosofo gode, ancor oggi, di grandissima venerazione in Cina.

Dei nove scritti canonici del Confucianesimo fanno parte i cinque Jing (classici) e i quattro shu (libri).

Di questi ultimi fa parte il testo chiamato Lunyu (Dialoghi): questa raccolta contiene, in venti capitoli suddivisi in 499 brevi parti, varie massime di Confucio, generalmente di contenuto etico, espresse nella forma di risposte a domande di suoi discepoli o uomini politici. Dei Quattro libri, oltre ai Lunyu e al Libro di Mencio, fanno parte il Daxue e lo Zhongyong, entrambi capitoli tratti dalle Memorie sui riti.

Il Daxue (il grande insegnamento) è un breve trattato politico-filosofico, secon do il quale il fondamento dello stato organizzato è rappresentato dalla cultura personale del singolo, che è raggiungibile però solo attraverso la conoscenza approfondita dell'universale armonia che regna tra l'uomo e il cosmo.

L'altro trattato è lo Zhongyong (I/giusto mezzo): questo giusto mezzo rappresenta l'equilibrio interiore dell'animo, nel quale gli affetti e le emozioni si armonizzano. L'ordine morale e fisico dell'universo si basa sulla relazione necessaria che intercorre tra equilibrio interiore e armonia cosmica. Antico libro cinese, uno dei classici del confucianesimo, testo cosmologico, divinatorio, filosofico e morale basato su 64 esagrammi simbolici consistenti ciascuno in una coppia di trigrammi costituiti da tre linee parallele. Le linee possono essere rette (rappresentano lo yang, il principio attivo) o spezzate (rappresentano lo yin, il principio passivo), secondo l'antica cosmologia cinese che considerava i fenomeni un'alternanza di yin e yang.

Nell' I Ching ("Libro dei Mutamenti") ciascuno degli otto trigrammi di base è riferito a un fenomeno naturale, e il loro insieme esaurisce tutte le possibili combinazioni delle sei linee. Il libro si consulta mescolando e dividendo i 50 steli del millefoglio, pianta ritenuta magica, o lanciando monete e ricavandone numeri che simboleggiano le linee dell'esagramma: i numeri determinano se una linea è yin o yang e se è "immobile" o "mobile" (cioè sul punto di cambiare nel suo opposto). Gli esagrammi mutano continuamente l'uno nell'altro seguendo l'ordine ciclico dell'universo.

Il significato simbolico di ciascun esagramma viene espresso mediante criptiche formule poetiche corredate da un commento filosofico. Le parti più antiche del libro risalgono alla prima dinastia Zhou; in seguito, furono rielaborate da Confucio e dai suoi seguaci. Esagrammi fortunati dell' I Ching sono un motivo ricorrente nell'arte cinese.

:arrow: Generalità

Il Libro dei Mutamenti, in cinese I King, appartiene indiscutibilmente ai libri più importanti della letteratura mondiale. I suoi inizi risalgono all'antichità mitica. Ancora oggi i più importanti dotti della Cina continuano ad occuparsene. Quasi tutto ciò che nella storia cinese, vecchia di più di 3000 anni, è stato pensato in fatto di idee grandi e importanti è in parte dovuto a spunti tratti da questo libro; poi queste stesse idee hanno avuto a loro volta una influenza sulla interpretazione del Libro, cosi che si può tranquillamente affermare che nell'I King è contenuta l'elaborazione più matura della saggezza di millenni.

E non desta dunque meraviglia se ambedue i rami della filosofia cinese, il Confucianesimo ed il Taoismo, abbiano qui le loro radici comuni. Una luce del tutto nuova si espande da qui, su molti misteri contenuti nei pensieri, spesso molto oscuri, del misterioso Vecchio e dei suoi discepoli, e, inoltre, su molte cose che nella tradizione confuciana si trovano come assioma fisso, accettato senza ulteriore indagine.

Anzi, non solo la filosofia, ma anche la scienza naturale e la scienza politica della Cina hanno attinto sempre nuovamente a questa fonte di saggezza, e non è da stupirsi se questo libro sfuggì unico fra tutti gli antichi scritti di saggezza degli stessi confuciani, persino al grande rogo di tutti i libri voluto da Tsinn Sci Huang. Fin nelle minuzie giornaliere l'intera vita cinese è imbevuta dei suoi influssi.

Passeggiando per le strade di una città cinese non solo si vede qua e là in un angolo un indovino seduto ad una tavola pulita, munito di pennello e tabella, pronto a dare consigli e informazioni per i piccoli bisogni della vita presi dall'antico libro di saggezza, ma financo le insegne dorate dei negozi, che ornano in forma di tavole verticali laccate di nero le case, sono coperte di segni il cui linguaggio fiorito ricorda con insistenza idee e citazioni di questo libro. La grande fama di saggezza del Libro dei Mutamenti ha però fatto si che col tempo una quantità di dottrine misteriose, la cui origine sta in altri ordini di idee e in parte persino di idee non cinesi si siano infiltrate tra le dottrine autentiche del Libro.

Dall'epoca delle dinastie Tsinn e Hann in poi prese sviluppo una filosofia della natura sempre più formalistica, Ia quale avvinghiò tutto il mondo del pensiero con un sistema di simboli numerici e compresse tutta la concezione dell'universo dei cinesi in forme sempre più rigide, combinando una dottrina dello yin e dello yang di natura dualistica, rigorosamente applicata, con la dottrina dei cinque stati di mutamento, presi dal Libro dei Documenti. Avvenne così che speculazioni cabalistiche. sempre più arzigogolate, circondarono il Libro dei Mutamenti in una nube di mistero, e procurarono all'I King la fama di essere un libro pieno di incomprensibili profondità; irretendo passato e futuro nei loro schemi numerici fecero si che i germi di una libera scienza cinese della natura, senza dubbio esistente al tempo di un Mo Ti e dei suoi discepoli, fossero uccisi cedendo il posto ad una vacua tradizione di scribi e lettori privi di qualsiasi esperienza, la quale conferì per tanto tempo per gli occhi occidentali alla Cina l'aspetto di una rigidità senza speranza.

Non bisogna però misconoscere il fatto che, oltre a quel meccanico misticismo di numeri, si riversò in ogni tempo dall'orbita di questo libro un ampio flusso di profonda saggezza umana nella vita pratica, il che diede alla grande cultura cinese quella illuminata maturità di vita saggia che noi oggi quasi con dolore ammiriamo nelle vestigia di questa ultima fra le civiltà autoctone rimaste. Che cos'è veramente il Libro dei Mutamenti? Per arrivare a comprendere il Libro e i suoi insegnamenti dobbiamo liberarlo energicamente dalle dense fronde di commenti che introducono dal di fuori una farragine di spiegazioni, senza badare se questi siano superstiziosi segreti di antichi stregoni cinesi, oppure teorie, non meno superstiziose, di scienziati europei moderni, I quali inseriscono le esperienze, da loro fatte presso i selvaggi primitivi, in ogni civiltà. storica.

Come principio fondamentale dovremmo qui attenerci alla spiegazione che del Libro dei Mutamenti offre esso stesso, e al suo tempo. Allora l'oscurità si rischiara di molto e riusciremo a sapere che il Libro dei Mutamenti è un libro profondissimo, il quale presenta alla comprensione difficoltà non maggiori di quelle di qualsiasi altro libro giunto a noi dall'antichità attraverso un lungo percorso.

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