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Oscar Wilde: Vita & Opere.
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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:08 pm    Oggetto:  Oscar Wilde: Vita & Opere.
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Oscar Wilde

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«L'omicidio è sempre un errore: non si deve mai fare niente di cui non si possa parlare dopo una cena.» (Oscar Wilde)

Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 - Parigi, 30 novembre 1900) fu un eccellente letterato, poeta e controverso artista irlandese.

-Biografia-

Oscar Wilde nacque al n. 21 di Westland Row a Dublino il 16 ottobre 1854. Sir William Wilde, padre del futuro scrittore, fu un otorino molto celebre, e fra i suoi illustri pazienti v’era pure il re Oscar I di Svezia, padrino per procura, del giovinetto Wilde. Scrisse libri sull'archeologia e il folklore e fu un filantropo. La madre, Jane Francesca Elgee, aveva fondato un salotto letterario a Dublino impegnandosi a favore dell'emancipazione femminile, dopo essere stata in gioventù un'accesa sostenitrice dell'indipendentismo irlandese e una poetessa di successo.

Oscar Wilde venne educato a casa fino a nove anni, successivamente studiò alla Portora Royal School a Enniskillen (contea di Fermanagh) dal 1864 al 1871. Poi fino al 1874 studiò al Trinity College di Dublino e vinse la Berkeley Gold Medal, il premio più alto della scuola per i suoi studi. Infine studiò al Magdalen College di Oxford fino al 1878, anno in cui si laureò e vinse l'Oxford Newdigate Prize per il poema Ravenna.

Da ragazzo visse l'esperienza del salotto letterario tenuto dalla madre. Frequentò il Magdalen College di Oxford, e si distinse brillantemente nello studio dei classici, iniziando a scrivere poesie. Wilde all'inizio s’avvicinò alla religione cattolica ed all'arte della bellezza secondo i canoni che John Ruskin andava via via pubblicando.

A Oxford Wilde scandalizzò i bigotti professori con il suo atteggiamento irriverente nei confronti della religione, e venne deriso per il suo abbigliamento eccentrico. Attirarono l'attenzione in modo particolare la sua collezione di piume e i suoi pantaloni alla zuava di velluto. Nel 1878 Wilde ottenne la laurea e nello stesso anno si trasferì a Londra. Divenne presto un esponente dell'Estetismo, il movimento inglese di fine '800 che sosteneva un'arte fine a sé stessa. Lavorò come critico d'arte (1881), tenne conferenze negli Stati Uniti e in Canada (1882), e visse a Parigi (1883). Tra il 1883 e il 1884 tenne delle conferenze in Gran Bretagna. Dalla metà degli anni '80 divenne collaboratore fisso per il Pall Mall Gazette e il Dramatic View.

Ormai adulto decise di trasferirsi a Londra, ove si dedicò ad un'intensa ed affascinante vita mondana, conquistando la società conformista del tempo vittoriano con le sue stravaganze, i suoi eccessi, i suoi scandali.

Nel 1881 pubblicò il volume intitolato Poems (Poesie) che in un anno ebbe cinque edizioni, successo dovuto anche alla curiosità che destava l'autore i cui atteggiamenti sregolati e dissoluti erano criticati, ammirati ed anche presi di mira dalla satira, soprattutto da Sullivan nell'operetta Patience, ove si beffeggiava il movimento estetico.

Nel 1884 Wilde sposò Constance Lloyd (morta nel 1898) e per mantenere la propria famiglia negli anni 1887-1889 pubblicò il Woman's World magazine. Nel 1888 pubblicò Il principe felice e altri racconti, una raccolta di fiabe scritte per i suoi due figli (Cyril e Vyvyan). Il ritratto di Dorian Gray, simbologia estetistica, fu pubblicato nel 1890 e l'anno successivo Oscar Wilde scrisse ulteriori fiabe. Il matrimonio finì nel 1893. Pochi anni prima Wilde aveva conosciuto Lord Alfred Douglas (Bosie), un aristocratico, poeta non mediocre, che divenne allo stesso tempo il grande amore dello scrittore e la causa della sua rovina.

L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedere ad essa, aveva detto una volta Wilde.

Altrettanto importante come libro da citare è The Canterville Ghost, il fantasma di Canterville, (1887) che ha per protagonista una famiglia americana trasferitasi in Inghilterra, dove fa i conti con lo spirito di un uomo malvagio che si aggira per la loro nuova casa; il fantasma vorrebbe a tutti i costi spaventarli, ma non ci riesce.

Wilde divenne celebre nel mondo del teatro negli anni tra il 1892 e il 1895 con una serie di opere di grande successo. Il ventaglio di Lady Windermere (1892) tratta di una divorziata ricattatrice che arriva a sacrificare se stessa per l'amore materno. In Una donna senza importanza (1893) un figlio illegittimo è diviso tra suo padre e sua madre. Un marito ideale (1895) parla di ricatti, corruzione politica ed onore pubblico e privato. L'importanza di chiamarsi Ernesto (1895) è una commedia che vuole essere una satira nei confronti del mondo delle classi alte. Il titolo in Inglese si basa sul gioco di parole fra la parola "Ernest", Ernesto, e l'aggettivo "Earnest" che significa onesto, sincero. Affascinato dall'"Erodiade" di Mallarmé e dalla descrizione di due dipinti di Gustave Moreau, tra il 1891 e il 1892 Wilde scrive (in francese)per Sarah Bernhardt la 'tragedia in un atto' "Salomé", che sarà pubblicata nel'93 a Parigi e nel '94 a Londra, nella traduzione di Alfred Douglas e con le illustrazioni di Aubrey Beardsley.

Il testo, che potrà essere rappresentato in pubblico soltanto nel 1935, fungerà da base all'opera omonima di Richard Strauss (1905)e al film omonimo di Carmelo Bene (1972). Restano incompiute le tragedie "A Florentine Tragedy" e "La Sainte Courtisane" pubblicate entrambe nel 1908.

Prima del successo teatrale Wilde produsse diversi saggi, molti dei quali furono scritti in maniera anonima. Chiunque può scrivere un romanzo in tre volumi. Richiede soltanto una completa ignoranza sia della vita che della letteratura, disse una volta.

I suoi maggiori lavori furono i dialoghi The Decay of Lying (1889) e The Critic as Artist (1890). In quest'ultima Wilde fa affermare al suo personaggio che la critica è la parte più alta della creazione, e che il critico non deve essere equo, razionale e sincero, ma deve avere un temperamento squisitamente predisposto alla bellezza. Nel saggio più tradizionale L'anima dell'uomo sotto il socialismo (1891) Wilde esprime le proprie riflessioni politiche, ispirate a un anarchismo idealizzato. Egli respinge l'ideale cristiano del sacrificio di sé necessario per ottenere la felicità.

-Il processo Wilde-

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Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas al tempo della loro relazione.

Benché fosse sposato e padre di due bambini, Wilde aveva segretamente (come tutti gli omosessuali dell'epoca, del resto) un'intensa vita omosessuale extraconiugale, che si suppone durasse sin da quando frequentava Oxford. Fino a quando si limitò ad avventure con ragazzi proletari, la società chiuse un occhio, ma la situazione precipitò quando Wilde iniziò una relazione con il figlio di un Lord, Alfred Douglas, detto "Bosie".

Il padre di Alfred (John Sholto Douglas, nono marchese di Queensberry), contrario alla storia del figlio, insultò pubblicamente Wilde come sodomita. Wilde, spinto da "Bosie", che voleva vendicarsi del padre, lo querelò per diffamazione, ma gli avvocati del marchese riuscirono rapidamente a rovesciare la situazione, chiamando a testimoniare prostituti con cui Wilde aveva avuto rapporti sessuali. Lo scrittore divenne così, da querelante, imputato di gross indecency ("grave immoralità", eufemismo per indicare l'omosessualità, che era illegale). Il processo si concluse con la condanna di Wilde a due anni di lavori forzati, la bancarotta, e la rovina definitiva della sua carriera.

Durante il processo fu letta una poesia di Alfred Douglas, intitolata "Two Loves", "Due amori", che si conclude con il celebre verso in cui l'"Altro Amore" dichiara: Io sono l'Amore che non osa dire il suo nome. A Wilde fu rinfacciato di aver appoggiato "The chamaleon", la rivista che aveva pubblicato "Two Loves".

Wilde si difese affermando che: l'Amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare... Non c'è nulla di innaturale in ciò.

Il Giudice Wills pronunciando la sentenza (il massimo della pena prevista dalla legge), per nulla impressionato da tale difesa dell'amore omosessuale, affermò però che le persone che fanno cose di questo genere devono essere immuni da ogni senso della vergogna, e non si può produrre alcun cambiamento su di loro.

In carcere lo scrittore decise di scrivere a Bosie una lettera di vero e proprio sfogo, il celebre De profundis che a "Bosie" non fu mai data. Tuttavia, dopo la liberazione i due si riappacificarono e vissero assieme per qualche tempo a Napoli. Quindi anche questa nuova vita venne troncata sia dalla famiglia di Wilde che da quella di Douglas, poiché minacciarono ambedue di togliere loro la rendita che li faceva andare avanti.

Wilde fu portato prima alla prigione di Wandsworth, a Londra, e poi al Reading Gaol (il carcere di Reading). Quando alla fine, dopo 19 mesi di detenzione, gli fu consentito di avere carta e penna, Wilde era ormai diventato incline a opinioni opposte riguardo alle possibilità dell'uomo di raggiungere la perfezione.

Fu in questo periodo che egli scrisse il citato De Profundis (1900). In esso confessò: Tutto nella mia tragedia è stato orribile, mediocre, repellente, senza stile. Il nostro stesso abito ci rende grotteschi. Noi siamo i pagliacci del dolore. Siamo i clown dal cuore spezzato. (De Profundis).

Successivamente Wilde scrisse anche La ballata del carcere di Reading, che esprimeva la sua preoccupazione per le disumane condizioni di prigionia. L'opera, considerata una delle migliori di Wilde, ebbe un enorme successo, ma i proventi furono assorbiti in gran parte dai debiti derivanti dal fallimento, e giovarono poco a Wilde.

-La fine-

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La tomba di Oscar Wilde, al cimitero del Père Lachaise (Parigi) scolpita da Jacob Epstein.

Wilde non riuscì mai più a riprendersi dalle conseguenze dello scandalo e dell'arresto, dopo i quali era diventato un paria, rifiutato da gran parte della "buona società" che lo aveva fin lì vezzeggiato.

Dopo il rilascio avvenuto nel 1897 Wilde visse con il nome di Sebastian Melmoth a Berneval, vicino a Dieppe, poi a Parigi.

Un tentativo di vivere assieme a Douglas, prima a Napoli, poi nel piccolo hotel "Vittoria "della "trasgressiva" Taormina se non altro in modo finalmente aperto, fu stroncato dalle famiglie di entrambi, con l'efficace minaccia di cessare l'erogazione del piccolo sussidio di cui i due (privi di altre rendite) vivevano. Fu allora aiutato economicamente dalla nobildonna inglese Florence Trevelyan che anche ottenne per lui un vitalizio governativo di 70 sterline che Wilde non riuscì a godersi.

Sul letto di morte Wilde si convertì al Cattolicesimo, prendendo una decisione che aveva rimandato a lungo. Morì di meningite il 30 novembre 1900, povero, con problemi di salute derivati dall'abuso di alcol, in un hotel economico di Parigi, "L'Hotel" in Rue des Beaux-Arts 13, all'età di 46 anni.

Le sue spoglie riposano al cimitero del Père Lachaise, dopo essere state qui traslate dal cimitero di Bagneaux, in un imponente monumento costruitogli dagli amici che, nonostante tutto, gli erano rimasti fedeli anche negli ultimi, difficilissimi anni.

Wilde disse una volta ad André Gide:

«Volete sapere qual è stato il grande dramma della mia vita? È che ho messo il mio genio nella mia vita; tutto quello che ho messo nelle mie opere è il mio talento.»

-Opere:

-Poesia-

-Ravenna (1878)

-Poemi (Poems) (1881)

-La sfinge (The Sphinx) (1894)

-La ballata del carcere di Reading (The Ballad of Reading Gaol) (1898)

-Opere teatrali-

-Vera o i nichilisti (Vera, Or the Nihilists) (1880)

-La duchessa di Padova (The Duchess of Padua) (1883)

-Salomé (in francese) (1893, prima rappresentazione a Parigi nel 1896)

-Il ventaglio di Lady Windermere (Lady Windermere's Fan) (1892)

-Una donna senza importanza (A Woman of No Importance) (1893)

-Un marito ideale[1] (An Ideal Husband) (1895) -

-L'importanza di chiamarsi Ernesto[2] (The Importance of Being Earnest) (1895)

-La santa cortigiana (La Sainte Courtisane) e Una tragedia fiorentina (A Florentine Tragedy). Opere incomplete; prima pubblicazione, nel 1908, in Collected Works (editore Methuen).

-Prosa-

-Il fantasma di Canterville (The Canterville Ghost) (1887)

-Il principe felice e altri racconti[3] (The Happy Prince and Other Stories) (1888)

-Il delitto di Lord Arturo Savile e altri racconti (Lord Arthur Savile's Crime and Other Stories) (1891)

-Intenzioni (Intentions) (1891)

-Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray) (1891)

-La casa dei melograni (A House of Pomegranates) (1891)

-L' anima dell'uomo sotto il socialismo (The Soul of Man under Socialism) -prima pubblicazione sulla rivista Pall Mall Gazette (1891); prima edizione libraria (1904)

-De profundis (1905)

-Le lettere di Oscar Wilde (The Letters of Oscar Wilde) - Pubblicata nel 2000 sulla base di un testo scoperto nel 1960

-Teleny (Teleny or The Reverse of the Medal) (Parigi, 1893) - l'attribuzione a Wilde è incerta

-Fantasma di Canterville-

Fra le migliori e più riuscite opere del genio inglese Oscar Wilde ricordiamo The Canterville Ghost. Si tratta dell'interessante storia di una ricca famiglia americana che compra una villa a Canterville che tutti comsiderano "stregata". Sarà proprio questo l'ambiente che farà da sfondo agli strani e buffi avvenimenti di cui il libro è costellato.

-Film su Oscar Wilde-

-Ancora una domanda, Oscar Wilde! (Oscar Wilde), regia di Gregory Ratoff (1960)

-Il garofano verde (The Trials of Oscar Wilde), regia di Irving Allen e Ken Hughes (1960)

-Wilde (Wilde), regia di Brian Gilbert (1997)

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:08 pm    Oggetto: Adv






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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:12 pm    Oggetto:  La ballata del carcere di Reading
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La ballata del carcere di Reading

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La ballata del carcere di Reading è un celebre componimento di Oscar Wilde, scritto dopo la sua scarcerazione il 19 maggio 1897 dalla prigione di Reading.

ll tema principale attorno al quale gravita il racconto è la pena di morte, congiunta al senso di alienazione di ogni detenuto,costretto a compiere quotidianamente azioni ripetitive volte alla pura e semplice sopravvivenza. Wilde fu accusato di omosessualità nel 1895 e, nel novembre dello stesso, condannato a due anni di lavori forzati presso la prigione di Reading nel Berkshire.

Fu anche testimone dell'impiccagione di Charles Thomas Wooldridge, uno tra i pochi uomini che conobbe durante la detenzione. Era stato incriminato per omicidio (aveva tagliato la gola alla moglie con un rasoio).

Tutto ciò suscitò in Wilde una profonda riflessione sulla maniera in cui tutti possiamo considerarci malfattori, in cui tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. In questa prospettiva, i crimini più gravi, necessitavano del più grande perdono.

La sua profonda fede nella vita come un'opera d'arte (life as a work of art), che fino a quegli anni rappresentò la pura espressione dell'estetismo mondiale, divenne da quegli anni così tremendamente pessimistica che continuò a logorarlo anche dopo la sua scarcerazione, fino alla sua morte.

-Estratto dal processo-

"Lettere dal carcere di Reading"

Questi brani del controinterrogatorio di Wilde da parte di E. Carson , svoltosi il 3 aprile 1895 , primo giorno del processo per diffamazione intentato da Wilde contro il padre del suo giovane amante , sono tratti dai verbali ufficiali , pubblicati in "Trials of Oscar Wilde" di H. Montgomery Hyde -London , 1948 , trad. it. Masolino d'Amico , 1981.

Carson tenterà di dimostrare che Wilde aveva veramente assunto atteggiamenti da "sodomita"; la tattica riuscì quando il collegio di difesa di Lord Queensberry - padre di Bosie - fu in grado di esibire testimoni che affermarono di aver avuto rapporti sessuali con Wilde.

Comunque , nella prima fase il controinterrogatorio si concentrò sulla personalità artistica dell'esteta.

************

CARSON - Stia a sentire , signore . Ecco una delle "Frasi e filosofie ad uso dei giovani" che lei ha scritto per la rivista "Chameleon": "Le religioni muoiono quando se ne dimostra la verità". E' vero questo ?

WILDE - Sì ; di questo sono convinto. E' un allusione a una filosofia dell'assorbimento delle religioni da parte della scienza. Ma è una questione troppo grossa per affrontarla ora.

CARSON - A lei sembra una massima adatta da proporre ai giovani

WILDE - Molto stimolante .

CARSON - "Se si dice la verità si è sicuri , prima o poi , di essere scoperti" ?

WILDE - Questo è un paradosso divertente, ma come massima non posso dire di attribuirvi troppo valore.

CARSON - E' buona per i giovani ?

WILDE - Qualsiasi cosa stimoli a pensare è buona , a qualunque età.

CARSON - Che sia morale o immorale ?

WILDE - Moralità e immoralità non esistono per il pensiero .

CARSON - "Il piacere è l'unica cosa per cui si dovrebbe vivere" ?

WILDE - Io ritengo che il primo scopo della vita sia realizzare se stessi , ed è meglio farlo attraverso il piacere che attraverso il dolore .(…)

CARSON - "Una verità cessa di essere vera quando vi crede più di una persona" ?

WILDE - Precisamente . Questa sarebbe la mia definizione metafisica della verità : qualcosa di così personale che la stessa verità non potrebbe mai essere compresa da due cervelli.

CARSON - Un romanzo corrotto potrebbe essere un buon libro ?

WILDE - Non so cosa intenda lei per romanzo "corrotto".

CARSON - Posso dire allora che "Dorian Gray" si presta ad esser considerato tale ?

WILDE - Solo da parte di bruti e illetterati . Le opinioni dei filistei in arte sono di una stupidità incalcolabile . (…) Io mi occupo soltanto delle mie opinioni sull'arte.

CARSON - La maggior parte della gente rientra nella sua definizione di filistei ed illetterati ?

WILDE - Ho trovato meravigliose eccezioni . (…)

CARSON - L'affetto e l'amore che prova l'artista di "Dorian Gray" possono indurre un lettore comune a pensare che quei sentimenti abbiano una certa tendenza ?

WILDE - Non ho la minima idea delle opinioni dei lettori comuni .

CARSON - Però non ha impedito ai lettori comuni di acquistare il suo libro ?

WILDE - Non li ho mai scoraggiati . (…)

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:15 pm    Oggetto:  Un marito ideale (commedia)
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Un marito ideale (commedia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un marito ideale (titolo originale An ideal husband) è una commedia brillante in tre atti di Oscar Wilde rappresentata per la prima volta il 3 marzo 1895.

-Trama-

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Il marito ideale è Lord Chiltern, che unisce all'agiatezza una invidiabile posizione sociale, in quanto ricopre il posto di Sottosegretario agli Esteri.
In mezzo al bel mondo riunito in casa sua per una festa, tra gli altri anche Lord Goring, un dandy perdigiorno e mondano amico di Robert, appare Mrs. Cheveley, un'arrampicatrice sociale.

Essa, aiutata anche dal Barone Arnehim, è riuscita a conseguire una notevole agiatezza, che ora vuole aumentare ricattando Lord Chiltern, il quale ha accuratemente costruito la sua carriera e la sua vita su un tradimento operato molti anni addietro, pirma di sposarsi, quando ha venduto per una ingente somma segreti governativi appunato al Barone Arnehim, arrichitosi a spese del governo.

Ora Mrs. Cheveley, venuta in possesso di una compromettente lettera di Lord Chiltern al barone, vuole che quegli perori alla Camera dei Lords una causa che le permetterebbe una grossa speculazione, e minaccia in caso contrario di rendere pubblica quella lontana lettera.

Lady Chiltern stessa è ignara di questo grave sbaglio del marito, il quale teme di perdere, oltre all'onore di fronte al mondo, anche l'amore della moglie, che sa di rigidi principi morali.

In effetti ella viene a sapere, perché Lord Chiltern non si vuole piegare al ricatto e Mrs. Cheveley corre ad informarla.
Disperata e sconvolta, pensa di ricorrere a Lord Goring, un vecchio e caro amico, per avere consiglio e aiuto.

Il biglietto che gli scrive a tal fine viene recapitato, ma finisce nelle mani di Mrs. Cheveley, che è in visita da Lord Goring per esibirgli la famosa lettera.

Lored Goring mostra a Mrs. Cheveley una spilla che è stata ritrovata a casa di Lord Chiltern la sera del ricevimento; Mrs. Cheveley la riconosce cone sua, ma a questo punto Lord Goring non può far altro che accusarla di furto, in quanto quella spilla era stata il dono di nozze di Lord Goring a sua cugina, cui evidentemente Mrs. Cheveley l'ha sottratta.

Egli ha buon giuoco a barattare il silenzio sul furto contro il buon nome del suo amico.

Mrs. Cheveley, infuriata, invia allora a Lord Chiltern il biglietto di sua moglie a Lord Goring, sperando che le espressioni affettuose in esso contenute feriscano Lord Chiltern.

Questi però, ritenendo che la moglie abbia voluto con tali espressioni consolare lui in quel momento doloroso, prende il biglietto come una prova d'amore di cui è grato alla moglie.

L'idea di rinunciare alla vita politica viene abbandonata, anzi Lord Chiltern accetta un posto più prestigioso nel governo e sua sorella sposa Lord Goring, che si è rivelato non solo una specie di deus ex machina ma, pur nella sua mondanità venata di cinismo e ricca di paradossi, soprattutto una amico fedele e sincero.

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:22 pm    Oggetto:  L'importanza di chiamarsi Ernesto
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smile 20 Libro bellissimo, breve e spassoso, che consiglio a tutti di leggere!

L'importanza di chiamarsi Ernesto

L'importanza di chiamarsi Ernesto (nell'originale in lingua inglese: The Importance of Being Earnest) - a volte conosciuto come L'importanza di essere probo, L'importanza di essere franco o L'importanza di essere onesto - è una commedia teatrale in tre atti di Oscar Wilde, rappresentata per la prima volta a Londra il 14 febbraio 1895.

-Il titolo-

L'edizione italiana della commedia di Wilde ha un serio problema di traduzione. Il titolo originale, infatti, usa un gioco di parole intraducibile fra l'aggettivo "earnest" (serio, affidabile od onesto) ed il nome proprio "Ernest" che in inglese hanno la stessa pronuncia.

Sta quindi al traduttore italiano saper rendere al meglio il titolo. Esso viene così tradotto a volte come L'importanza di essere onesto o L'importanza di essere probo, giocando sul fatto che "Onesto" e "Probo" sono anche nomi propri (molto rari in verità). A volte invece si salta il gioco di parole e si traduce direttamente con L'importanza di chiamarsi Ernesto, rinunciando alle doti di "serietà" che la earnestness inglese sottintende.

-Trama-

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Algernon e Jack sono due amici di vecchia data. Il primo abita in città ed il secondo in campagna, ma sovente si incontrano. Entrambi, infatti, vivono una "vita segreta": Algernon finge di avere un vecchio amico malato di nome Bunbury in campagna, mentre Jack finge di avere un fratello scapestrato di nome Ernest in città. Questo espediente permette loro di assentarsi dalle rispettive case e famiglie quando meglio credono.

Jack ama Gwendolen Fairfax, cugina di Algernon, e vorrebbe sposarla. La donna ricambia il sentimento, ma nasce un problema: Gwendolen sposerà solo un uomo chiamato Ernest perché quel nome,dice,le "procura delle vibrazioni",ha un suono che scalda il cuore a sentirlo..Jack, pur di sposarla si presenta lei come Ernest..inoltre la madre di Gwendolen è molto scioccata dal fatto che Jack sia orfano e pone un divieto al fidanzamento.

La storia si complica quando, con un sotterfugio, Algernon si presenta alla casa di campagna di Jack, e si spaccia per Ernest, il fratello scapestrato di questi. Conosce e si innamora di Cecily Cardew, la pupilla di Jack, la quale quindi è convinta di amare, anche lei, un uomo di nome Ernest.

Nessuno dei due uomini è veramente "earnest" (onesto), né "Ernest" (in inglese le due parole si pronunciano allo stesso modo), ma forse stavolta vorranno diventarlo.

-Cinema-

Versioni cinematografiche della commedia:

-1937: The Importance of Being Earnest [Film TV]
-1938: The Importance of Being Earnest [Film TV]
-1952: L'importanza di chiamarsi Ernesto, di Anthony Asquith
-1974: The Importance of Being Earnest [Film TV]
-1985: The Importance of Being Earnest, di Michael Attenborough [Film TV]
-1986: The Importance of Being Earnest, di Stuart Burge [Film TV]
-1992: The Importance of Being Earnest, di Kurt Baker
-2002: L'importanza di chiamarsi Ernesto, di Oliver Parker

-Bibliografia-

-L'importanza di chiamarsi Ernesto (2000), Rizzoli (ISBN 8817153281)

-L'importanza di essere onesto (2004), Mondadori (ISBN 8804531347)

-Oscar Wilde: i capolavori (2005), Mondadori (ISBN 880453009X)

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:26 pm    Oggetto:  Il fantasma di Canterville
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Il fantasma di Canterville

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il fantasma di Canterville (The Canterville Ghost, 1887) è un celebre racconto umoristico giovanile di Oscar Wilde. Pubblicato per la prima volta sulla rivista Court and Society Review, il racconto ebbe un enorme successo e alcuni elementi della storia sono entrati nell'immaginario popolare. Ne sono stati realizzati numerosissimi adattamenti per il cinema, la televisione e il teatro. È una parodia delle storie di fantasmi.

-Trama-

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Il fantasma di Canterville è una parodia delle storie di fantasmi del folklore scozzese. Un ambasciatore americano (Hiram B. Otis) si trasferisce in Inghilterra insieme alla famiglia, andando ad abitare in un castello.

Questo risulta abitato dal fantasma di un certo Sir Simon de Canterville, antico proprietario e uxoricida. L'effetto comico si sviluppa dall'atteggiamento scettico e pragmatico degli Otis, che porta al fallimento di tutti i tentativi del fantasma di terrorizzare la famiglia, in modo che si decidano a levare le tende. Alla fine, però, Virginia, la figlia maggiore del signor Otis, cerca di instaurare un rapporto con lo spettro, e ci riesce; pregando per la salvezza della sua anima, gli fa ottenere il perdono Divino.

-Film, TV e adattamenti teatrali-

Il racconto originale è una delle opere giovanili di Wilde, pubblicato a puntate dalla rivista Court and Society Review nel 1887.

Sono in seguito stati proposti numerosi adattamenti della storia, tra cui:

-The Canterville Ghost (1944) Film interpretato da Charles Laughton ambientato nel tempo di guerra e con una trama notevolmente rimaneggiata.

-The Canterville Ghost (opera, 1966) Opera teatrale del compositore russo Alexander Knayfel’.

-Adattamento televisivo del 1974 con David Niven nella parte del fantasma.

-The Canterville Ghost (1985) Film TV interpretato da Richard Kiley[2]
Adattamento televisivo del 1986 interpretato da Alyssa Milano e Sir John Gielgud.

-Adattamento televisivo del 1996 interpretato da Patrick Stewart, Neve Campbell and Cherie Lunghi.

-Adattamento televisivo del 1997 TV intepretato da Ian Richardson e Celia Imrie.

-Diversi musical teatrali.

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:31 pm    Oggetto:  Il principe felice e altri racconti
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Il principe felice e altri racconti

«Alta sulla città, in cima a una colonna, stava la statua del Principe Felice. Era tutta ricoperta di sottile foglia d'oro zecchino, e per occhi aveva due lucenti zaffiri, e un grosso rubino ardeva rosso sull'elsa della sua spada.» (Oscar Wilde, Il Principe Felice)

Il Principe Felice e gli altri racconti (in lingua originale The Happy Prince and Other Tales) è la prima raccolta di fiabe pubblicata da Oscar Wilde nel 1888.

La raccolta contiene cinque favole, che l'autore scrisse per i figli, tutte a sfondo educativo, nelle intenzioni di Wilde, che allude sottilmente alle contraddizioni della morale borghese di epoca vittoriana:

-Il Principe Felice
-L'Usignolo e la Rosa
-Il Gigante Egoista
-L'Amico Devoto
-Il Razzo Eccezionale

**********

Il Principe Felice

Il Principe Felice è il racconto dal quale prende nome la raccolta di fiabe "Il principe felice e altri racconti" del celebre scrittore irlandese Oscar Wilde.

-Trama-

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Il "Principe Felice" è una maestosa statua posta su una collina, ricoperta di foglie d'oro e pietre preziose, diventata simbolo della città e oggetto di ammirazione e vanto da parte di tutti.

Una rondinella, una notte, decide di prendere dimora ai piedi del Principe; questi le racconta la sua storia e le chiede di aiutarlo a cancellare le brutture e le miserie della città che in vita aveva sempre ignorato.

La rondinella, impietosita dalla tristezza del Principe, decide di aiutarlo e inizia a spogliarlo delle gioie che lo adornano per donarle ai poveri e ai bisognosi.

Il Principe ormai rimasto privo di tutti i suoi ornamenti incitò la rondine a migrare verso i Paesi caldi ma questa affezionata alla statua dal nobile cuore resta a fargli compagnia fino a lasciarsi morire ai suoi piedi.

Il Sindaco, notando la statua tutta spoglia, grigia e l'uccello morto, decide di abbatterla e gettare i resti nella discarica.

Un giorno Dio commissionò a un angelo di portargli le due cose più preziose della città e da questi ricevette il cuore di piombo del Principe e il corpicino della rondinella che guadagnarono l'eternità nel giardino del Paradiso.

-Temi-

Benché "Il Principe Felice" sia una favola, quindi per definizione già dotata di morale, presenta copiose tematiche.

Il tema principale è la felicità, seguono l'ipocrisia, l'amore incondizionato, la compassione e il sacrificio.

-Curiosità-

Il Principe Felice è stata definita da molti come una delle più belle favole mai scritte.

Estratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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MessaggioInviato: Ven Giu 08, 2007 1:52 pm    Oggetto:  Il ritratto di Dorian Gray
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Il ritratto di Dorian Gray

«L'unico modo per sbarazzarsi di una tentazione è cedere ad essa.» (Lord Henry)

Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray) è un romanzo di Oscar Wilde.

Uscì originariamente nel luglio del 1890 sul Lippincott's Monthly Magazine, mentre nel 1891 lo stesso autore pubblicò sul The Fortnightly Review una prefazione al romanzo ("A Preface to The Picture of Dorian Gray"), per rispondere ad alcune polemiche sollevate dalla sua opera.

Nell'aprile 1891 Wilde fece stampare in volume il romanzo, unendovi la propria prefazione. Per esigenze puramente commerciali, legate al gusto dell'epoca, l'autore revisionò il proprio romanzo e vi aggiunse molti capitoli (il 3°, il 5°, il 15°, il 16°, il 17° e il 18°) per rendere più "voluminosa" l'opera.

Secondo alcuni critici, però, quest'operazione arrecò danno al romanzo originale, facendogli perdere spontaneità e una certa dose di mistero: per questo in alcune edizioni si può trovare ancora la versione originale.

-Personaggi-

-Dorian Gray, giovane nobile
-Lord Henry Wotton, suo amico ed in qualche modo mentore
-Basil Hallward, pittore amico di Dorian
-Alan Campbell, chimico legato a Dorian
-Sibyl Vane, ragazza di Dorian Gray
-James Vane, fratello di Sibyl Vane

-Trama-

Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.

Il famoso pittore londinese Basil Hallward mostra al suo amico Lord Henry la sua ultima opera: il ritratto di un giovanissimo nobile.

Lord Henry è rapito dalla bellezza che scaturisce dal ritratto e dalla persona che ne è il soggetto, e chiede assolutamente a Basil di conoscerlo di persona.

Reticente, alla fine il pittore cede e gli presenta il bellissimo e giovanissimo Dorian Gray.

Il giovane ed innocente Dorian lega subito con il vissuto Lord Henry, divertendosi in conversazioni stuzzicanti.

Lord Henry invita il giovane a non sprecare il dono della bellezza e della gioventù, e di sfruttare tutto questo per iniziare una vita piena di esperienze.

Questo spinge Dorian Gray ad esprimere, quasi per scherzo, un desiderio: vorrebbe che i segni inevitabili che la vita lascia sulle persone possano essere rivolti al suo ritratto, e non a sé stesso.

Ma quello che è nato per scherzo, si avvera.

A mano a mano che il giovane Dorian perde la sua innocenza, che accumula esperienze non sempre gratificanti, il suo ritratto acquista una ruga, od un'espressione maligna.

Dorian Gray, quando se ne accorge, ne è spaventato e nasconde il ritratto in soffitta: nessuno dovrà sapere quanto è sporca la sua anima, quell'anima resa visibile dal ritratto.

Dopo molte travagliate vicende, la sua corruzione è massima ma conserva ancora una faccia innocente che gli procura la simpatia generale. Dilaniato da questa contraddizione e spaventato dal proprio ritratto, Dorian decide di distruggerlo e quindi è distrutto egli stesso.

-Il ritratto di Dorian Gray, romanzo di Oscar Wilde-

((EN)) We live in an age when unnecessary things are our only necessities.

((IT)) Viviamo in un'epoca dove le cose superflue sono le nostre uniche necessità.

-Incipit-

-Originale:

The studio was filled with the rich odor of roses, and when the light summer wind stirred amidst the trees of the garden there came through the open door the heavy scent of the lilac, or the more delicate perfume of the pink-flowering thorn. From the corner of the divan of Persian saddle-bags on which he was lying, smoking, as usual, innumerable cigarettes, Lord Henry Wotton could just catch the gleam of the honey-sweet and honey-colored blossoms of the laburnum, whose tremulous branches seemed hardly able to bear the burden of a beauty so flame-like as theirs; and now and then the fantastic shadows of birds in flight flitted across the long tussore-silk curtains that were stretched in front of the huge window, producing a kind of momentary Japanese effect, and making him think of those pallid jade-faced painters who, in an art that is necessarily immobile, seek to convey the sense of swiftness and motion.

[Da Wikisource]

***********

-I° Traduzione:

Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose, e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini. Sdraiato nell'angolo di un divano coperto di stoffe persiane, e fumando, secondo la sua abitudine, un numero indefinito di sigarette, Lord Henry Wotton poteva vedere i fiori di un'acacia, colorati e dolci come il miele, quei rami fragili che pareva potessero appena sopportare una bellezza tanto splendida; e di quando in quando l'ombra fantastica di un uccello volante si proiettava e scorreva sulle pesanti tende di seta, con una specie di fuggitivo effetto giapponese, facendogli ricordare quei pittori di Tokio, dal viso di giada pallida, che pur servendosi d'un'arte necessariamente statica, cercano di rendere il senso della velocità e del moto.

[Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Raffaele Calzini]

-II° Traduzione:

Lo studio era pieno dell'intenso odore delle rose e, quando il dolce vento d'estate serpeggiava fra gli alberi del giardino, per la porta aperta entrava la pesante fragranza dei lillà o il profumo più sottile dei rovi in fiore. Dall'angolo del divano ricoperto di tappeti persiani, sul quale giaceva, fumando, com'era sua abitudine, innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton poteva appena afferrare il barlume giallo miele dei dolci fiori di un citiso, i cui tremuli rami pareva che non ce la facessero a sopportare il peso di una bellezza così fiammeggiante; e, a tratti, fantastiche ombre di uccelli svolazzavano attraverso le lunghe tende di seta tussorina tirate davanti all'immensa finestra, producendo una specie di momentaneo effetto giapponese e facendogli pensare a quei pallidi pittori di Tokyo dal viso di giada, i quali, mediante un'arte che è per necessità immobile, cercano di suggerire il senso della rapidità e del movimento.

[Fratelli Fabbri Editori, traduzione di Giuseppe Sardelli]

************

-Critica letteraria-

Il ritratto di Dorian Gray si configura come un eccellente capolavoro della letteratura inglese e come una vera e propria celebrazione del culto della bellezza. Una ‘professione di fede’ che Wilde tenne a fare propria e a perseguire nell’arco della sua intera esistenza, sia attraverso la sua produzione artistica che per mezzo della sua condotta decisamente anti-Vittoriana e anti-conformista, sprezzante del buonsenso e dei canoni della morale borghese.

La vita per Wilde, si configura infatti come un’opera d’arte ben riuscita. Wilde opta quindi per il rovesciamento del principio secondo cui è l’arte che imita la vita, trasformandolo nel presupposto per il quale è la vita ad imitare l’arte. La vita è pertanto prodotto e risultato dell’arte. Di qui l’importanza attribuita all’apparenza e al dominio dei sensi, che perviene quindi all’estetismo (dal greco, ‘percepire con i sensi’), atteggiamento tipicamente wildiano (ma anche dannunziano) e caratterizzato dalla concezione di un arte fondamentalmente fine a sé stessa (art for art’s sake).

Un’esperienza, quella estetica, che non sempre si rivela giusta e retta. La visione della vita come arte implica infatti da un lato la ricerca del piacere, ovvero l’edonismo, dall’altro uno stile di vita disinibito e dissoluto che porta allo sfacelo morale e, nel caso di Dorian Gray, al crimine.

La storia di Dorian è la storia di un ragazzo particolarmente bello, il quale, proprio in virtù del suo straordinario fascino, viene dipinto in un quadro dal pittore Basil. Dorian viene però anche plagiato e iniziato al culto della bellezza dall’esteta Lord Henry, il quale gli spalanca contemporaneamente le porte del Male, ribadendogli più volte:

«La vita ha in serbo tutto per voi. Non c’è nulla che voi non possiate ottenere, con la vostra straordinaria bellezza.»

Mentre Dorian contempla la sua bellezza fedelmente raffigurata nel quadro esprime, quasi innocentemente il desiderio che il dipinto possa portare al suo posto i segni del passare del tempo, in modo che la sua bellezza originaria si possa mantenere per sempre intatta e inalterata. Il ‘patto col diavolo’ però si realizza e, mentre il quadro porta i segni dell’età che avanza, l’anima di Dorian porta quelli della progressiva decadenza morale, alla quale l’eccessiva dedizione al culto del bello (ma anche la lettura del romanzo À rebours di Huysmans) lo ha condotto. Scrive Wilde nel romanzo:

«Niente ti rende così vanitoso come sentirti dare del peccatore»;

e ancora:

«Il peccato è una cosa che si legge nel volto di un uomo. Il peccato non si può nascondere.»

Wilde descrive in queste righe la decisione di Dorian di coprire una volta per tutte il quadro, orrenda testimonianza della dissolutezza e della bruttezza morale del suo soggetto.

«[...] uno splendido tessuto del tardi settecento veneziano [...] poteva servire ad avvolgere quell’orrore [il quadro]. Ora avrebbe coperto una cosa che aveva una putredine propria, più decomposta di un cadavere – che avrebbe nutrito orrori, e non sarebbe mai morta. Quello che i vermi sono per il cadavere, i suoi peccati sarebbero stati per l’immagine dipinta sulla tela. Avrebbero invaso la sua bellezza, e ne avrebbero divorato la grazia. L’avrebbero deturpata, e resa ripugnante. Tuttavia la materia avrebbe continuato a vivere. Sarebbe vissuta in eterno.»

E una donna, vittima dei comportamenti licenziosi di Dorian dirà:

«Di tutti quelli che vengono qui è il peggiore. Dicono che si è venduto al diavolo per serbare un viso intatto. Son quasi diciott’anni che lo conosco. Lui non è molto cambiato da allora. Ma io sì” aggiunse, con una smorfia disgustosa.» «Me lo giuri?» «Lo giuro» disse la bocca sciupata, come un'eco rauca. «Ma non tradirmi» piagnucolò. «Ho paura di lui.»

Dorian è completamente dedito ad un culto estetico che si traduce in uno stile di vita vizioso e depravato, e che lo porta a compiere nequizie d’ogni genere, culminanti nell’omicidio di quello che Dorian ritiene essere il colpevole della sua depravazione, ovvero l’artefice del dipinto, Basil. Non sopportando più di scorgere nel quadro, da anni segretamente riposto in soffitta, il ghigno maligno della sua dissoluzione decide di disfarsi anche di esso ma, quando pugnala la tela, cade a terra morto.

Distruggendo il quadro Dorian pone fine all’altra parte inseparabile di sé, e quindi anche alla sua stessa vita, ricongiungendosi infine con la sua anima abietta e maligna.

Riguardo al romanzo Wilde avrà occasione di dire, in una lettera del 1894: “Basil è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”. Ed è proprio in queste poche righe che si cela il quanto mai misterioso messaggio di Wilde, secondo cui, in definitiva, il solo personaggio del romanzo non è altro che lui stesso.

-Citazioni-

-Adoro gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non m'interessano. Non hanno il fascino della novità.

-Che importa quanto tempo sia effettivamente trascorso? Soltanto gli esseri superficiali hanno bisogno di anni per liberarsi di un'emozione.Un uomo che sia padrone di se stesso può mettere fine a un dolore con la stessa facilità con cui può inventare un piacere. Io non intendo di essere alla merce delle mie emozioni; intendo di servirmene, di goderle e di dominarle.(Dorian Gray)[]

-C'è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.

-È bene per la nostra vanità che uccidiamo il delinquente, perché se egli non morisse potrebbe dimostrarci quel che noi abbiamo guadagnato dal suo delitto.

-È sempre facile esser gentili verso le persone di cui non ci importa nulla.

-I presagi non esistono: il destino è troppo saggio e troppo crudele per mandarci degli araldi.

-Il mondo è cambiato perché tu sei fatto d'avorio e d'oro, la curva delle tue labbra riscrive la storia.

-Il terrore che ci incute la società è la base di ogni morale.

-Il valore di un'idea è assolutamente indipendente dalla sincerità dell'uomo che la denuncia.

-L'arte è tutta inutile. (Prefazione)

-L'artista non ha convinzioni etiche. Una convinzione etica in un artista è un imperdonabile manierismo di stile. (Prefazione)

-L'artista è un creatore di cose bellissime.

-L'esperienza non ha alcun valore etico: è semplicemente il nome che gli uomini danno ai propri errori.

-L'essere naturale è semplicemente una posa, la posa più irritante che conosca.

-L'omicidio è sempre un errore: non si deve mai fare niente di cui non si possa parlare dopo una cena.

-L'unico modo per sbarazzarsi di una tentazione è cedere ad essa.

-La bellezza è superiore al genio in quanto non ha bisogno di spiegazioni.

-La buona influenza non esiste...qualunque influenza è immorale perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima.

-La giovinezza è l'unica cosa che valga la pena possedere.

-La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.

-La sigaretta è il tipo perfetto di un piacere perfetto. È squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?

-La vita morale dell'uomo è uno dei soggetti che l'artista può trattare, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto.

-Le cose sacre sono le uniche cose che valga la pena profanare
Noi getteremmo via una quantità di cose se non avessimo paura che qualcun altro possa raccattarle.

-Noi non possiamo ritornare ai santi, perché c'è assai più da imparare dai peccatori.

-Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto. (Prefazione)

-Oggigiorno la gente conosce il prezzo di tutte le cose e non conosce il valore di nessuna.

-Ognuno di noi porta in se stesso il cielo e l'inferno.

-Per recuperare la giovinezza basta ripetere le proprie pazzie.

-Posso simpatizzare con qualsiasi cosa, tranne che con la sofferenza.

-Quando ci biasimiamo da noi abbiamo la sensazione che nessun altro abbia il diritto di biasimarci.

-Quando la giovinezza se ne sarà andata, la sua bellezza la seguirà e improvvisamente si renderà conto che non ci saranno più trionfi per lei, oppure dovrà accontentarsi di quei mediocri trionfi che il ricordo del passato renderà più amari di sconfitte. Ogni mese che passa la avvicina a qualcosa di tremendo. Il tempo è geloso di lei e combatte contro i suoi gigli e le sue rose. Il suo colorito si spegnerà, le guance si incaveranno, gli occhi perderanno luminosità. Soffrirà, orrendamente... Ah! Approfitti della giovinezza finché la possiede. Non sprechi l'oro dei suoi giorni ascoltando gente noiosa, cercando di migliorare un fallimento senza speranza o gettando la sua vita agli ignoranti, alla gente mediocre, ai malvagi. Questi sono gli obbiettivi malsani, i falsi ideali della nostra società. Deve vivere! Vivere la sua vita meravigliosa che è in lei! Non lasci perdere nulla! Cerchi sempre sensazioni nuove. Non abbia paura di nulla.

-Quando voglio immensamente bene a qualcuno non ne dico mai il nome, è come cederne una parte.

-Solo i mediocri non giudicano dalle apparenze: il vero mistero del mondo è ciò che è visibile, non l'invisibile...

-Solo le persone superficiali impiegano anni per liberarsi da un'emozione.

-Chi sia padrone di se può porre termine a una sofferenza con la stessa facilità con cui inventa un piacere. Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle.

-Un poco di sincerità è cosa pericolosa, molta è assolutamente fatale.

-Una verità in arte è quella di cui è vero anche il contrario.

-Sentenze di Lord Wottom-

-Dicono che nell'al di là gli americani buoni vanno a Parigi — ridacchiò sir Thomas, che disponeva di un ampio repertorio di battute di seconda mano. — I paradossi vanno bene a modo loro — insistette il baronetto.

«E ora mio giovane amico – se mi consente di chiamarla così. Posso chiederle se è davvero convinto di tutto quello che ci ha detto a tavola?» «Non ricordo proprio cosa ho detto — rispose Lord Henry sorridendo —. Era così terribile?»

-Per tornare alla gioventù non c'è che da ripeterne le follie.

-L'anima è un'ombra che dimora nella cassa del peccato? Oppure il corpo è realmente nell'anima come pensava Giordano Bruno?

-Il vero inconveniente del matrimonio è che impedisce di essere egoista, e chi non è egoista è senza colori; manca di individualità.

-Il motivo per il quale a tutti noi piace pensar tanto bene degli altri è che abbiamo paura di noi stessi. La base dell'ottimismo è il puro e semplice terrore.

-Gli aforismi di Lord Wotton-

Come tutte le opere di Wilde, anche "Il ritratto di Dorian Gray" è infarcito di sentenze, che in questo caso vengono emesse quasi esclusivamente da Lord Wotton, che ha un gusto particolare per la creazione di aforismi o pseudoaforismi. Molti di questi sono quelli che perderanno l'innocente Dorian.

Quelli di Wilde non sono veri e propri aforismi, nel senso che in genere non sono autonomi, non possono essere estrapolati dal loro contesto. Molte sentenze di Lord Wotton sono semplicemente frasi ad effetto o frasi che condensano luoghi comuni, di nessun interesse. Molti sono poi gli aforismi che mirano solo a colpire il lettore ma non hanno né vogliono avere alcun valore di verità, tanto che possono essere facilmente rovesciati (anche perché molti derivano dal rovesciamento di luoghi comuni): sono quelli che Eco chiama i paradossi cancrizzabili.

Wilde li mette in bocca a Lord Wotton perché sono parte del suo ruolo di uomo fatuo, che mira solo a colpire le altre persone senza alcun riguardo per una morale (che è poi la visione distorta ed estremizzata che la gente ha di Wilde stesso). Lord Henry pronuncia anche molti paradossi autentici cioè non rovesciabili: resta in ogni caso discutibile classificarli come aforismi, proprio perché non sono in genere massime autonome e soprattutto perché l'autore le formula senza alcuna pretesa che siano vere.

Non si percepisce assolutamente nel libro una condanna morale dal parte di Wilde verso Dorian, anzi si evince profonda simpatia per lui che, in fondo, è più vittima che carnefice.

-Luoghi comuni-

-Di questi tempi un cuore infranto tira parecchie copie.

-È meglio amare che essere amati, essere amati è una seccatura.

-Gli uomini si sposano per stanchezza e le donne per curiosità.

-I giovani vogliono essere fedeli e non lo sono, i vecchi vorrebbero essere infedeli e non possono.

-Il crimine è l'esclusiva delle classi inferiori, per loro il crimine è quello che è l'arte per noi, un modo per procurarsi sensazioni fuori dal comune.

-In campagna chiunque sa essere buono.

-La cosa più banale diventa deliziosa appena la si nasconde.

-La vera tragedia dei poveri è di non permettersi nulla se non il sacrificio di sé stessi.

-La vita coniugale è solo un'abitudine.

-Le donne hanno uno splendido senso pratico, noi dimentichiamo spesso di parlare di matrimonio e loro ce lo ricordano sempre.

-L'omicidio è sempre un errore, non si dovrebbe mai fare nulla di ciò di cui non si può parlare dopo cena.

-L'unica attrattiva del matrimonio è di rendere indispensabile per tutti e due una vita di sotterfugi.

-Neanche il dieci per cento del proletariato vive rettamente.

-Nessuna donna è un genio, le donne sono un sesso decorativo.

-Non desidero cambiare nulla in Inghilterra, salvo il clima.

-Non ho bisogno di denaro, solo chi paga i conti ne ha bisogno e io i miei non li pago mai.

-Per ogni effetto che produciamo ci facciamo un nemico, per essere popolari occorre essere mediocri.

-Per ritrovare la propria giovinezza basta ripetere le stesse follie.

-Quando siamo felici siamo sempre buoni, ma quando siamo buoni non sempre siamo felici.

-Un vescovo continua a ripetere a ottant'anni quello che gli hanno insegnato a dire quando era un ragazzo di diciotto.

-Aforismi cancrizzabili-

-Adoro i piaceri semplici, sono l'ultimo rifugio delle persone complicate.

-Al giorno d'oggi molta gente... scopre quando è troppo tardi che le sole cose che non si rimpiangono mai sono gli sbagli.

-Caro ragazzo, quelli che amano una sola volta nella vita sono davvero superficiali.

-C'è sempre qualcosa di infInitamente meschino nelle tragedie degli altri.

-È mostruoso che la gente vada in giro dicendo alle nostre spalle cose che sono assolutamente vere.

-Essere naturali è solo una posa, e la più irritante che io conosca. L'unico modo di liberarsi da una tentazione è di cederle.

-Il fondamento di ogni pettegolezzo è una certezza immorale. Le uniche persone che adesso ascolto con rispetto sono le persone più giovani di me.

-Il peccato è l'unico elemento di colore rimasto nella vita moderna.

-Io non discuto mai le azioni, discuto solo le parole. È meglio essere belli che essere buoni.

-La bruttezza è una delle sette virtù capitali.

-Le assicuro che agli americani non manca mai il buon senso. Che orrore!

-Le donne rappresentano il trionfo della materia sullo spirito, come gli uomini rappresentano il trionfo dello spirito sulla morale.

-L'umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l'uomo delle caverne avesse saputo ridere, la Storia avrebbe avuto un corso diverso.

-L'unica differenza tra il capriccio e la passione di una vita è che il capriccio dura un poco di più.

-Non penso proprio di sposarmi, sono troppo innamorato.

-Quando una persona fa una cosa particolarmente stupida, è sempre per i motivi più nobili.

-Quello di cui ho bisogno è un'informazione, non un'informazione utile, naturalmente, ma inutile.

-Siamo in disaccordo con noi stessi quando siamo costretti a essere in armonia con gli altri.

-Sono solo i superficiali a non giudicare dalle apparenze.

-Tutto m'ispira compassione, ma non la sofferenza.

-Un uomo può essere felice con qualsiasi donna, purché non la ami.

-Dietro ogni cosa squisita c'è sempre qualcosa di tragico.

-Paradossi-

-I filantropi perdono ogni senso d'umanità. È questo il loro segno distintivo.

-La musica di Wagner mi piace più di ogni altra. È così forte che si può parlare tutto il tempo senza che nessuno senta quello che si dice.

-Le donne ispirano in noi il desiderio di creare capolavori, per poi impedirci sempre di realizzarli.

-Le ragazze americane sono abili a nascondere i loro genitori come le inglesi il loro passato.

-L'uomo che non esita a chiamare vanga una vanga dovrebbe essere obbligato a usarla.

-Posso tollerare la forza bruta, ma la ragione bruta è insopportabile.

-Quando ci si innamora si incomincia sempre con l'imbrogliare se stessi e si fInisce sempre con l'imbrogliare gli altri.

-Scelgo gli amici per la bellezza, i conoscenti per il buon carattere, e i nemici per l'intelligenza.

-Una grande passion è il privilegio di chi non ha nulla da fare.

-Note-

↑ Sugli aforismi in generale e in particolare sugli aforismi di Wilde, si veda Umberto Eco, Wilde. Paradosso e aforisma, in Sulla letteratura, Bompiani, Milano 2002.

-Curiosità-

Nel romanzo Dorian, del 2004, Will Self rielabora in chiave moderna ed omosessuale il mito di Dorian Gray, calandolo nella Londra degli anni '80.

-Bibliografia-

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Giuseppe Sardelli, Fabbri, 1968.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Marco Amante, Garzanti, 1976.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Raffaele Calzini, Mondadori, 1989.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Ugo Dèttore, Rizzoli, 1998.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Benedetta Bini, contributi di Aldo Busi, Feltrinelli, 1999.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Franco Ferrucci con contributi di Javier Marías, Einaudi, 2000.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Franco Ferrucci, Einaudi, 2005.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Raffaele Calzini, illustrazioni di Tony Ross, Piemme, 2005.

-Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, traduzione di Ugo Dèttore, Rizzoli, 2005.

-Filmografia-

1910: Dorian Grays Portræt, di Axel Strøm
1913: The Picture of Dorian Gray, di Phillips Smalley
1916: The Picture of Dorian Gray, di Fred W. Durrant
1917: Das Bildnis des Dorian Gray, di Richard Oswald
1918: Az élet királya, di Alfréd Deésy
1945: Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray), di Albert Lewin
1969: El retrato de Dorian Gray (miniserie), di Ernesto Alonso
1970: Il dio chiamato Dorian (Dorian Gray), di Massimo Dallamano
1973: The Picture of Dorian Gray (Film TV), di Glenn Jordan
1976: The Picture of Dorian Gray (Film TV), di John Gorrie
1977: Le portrait de Dorian Gray, di Pierre Boutron
1983: The Sins of Dorian Gray (Film TV), di Tony Maylam
1984: Dorian Gray im Spiegel der Boulevardpresse, di Ulrike Ottinger
2002: The Picture of Dorian Gray, di David Rosenbaum
2003: The Porno Picture of Dorian Gray, di Wash Westmoreland
2005: Dorian, di Mick Davis
2005: The Picture of Dorian Gray, di Duncan Roy

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