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Sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa di Monia Di Biagio.

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Viaggio a Valencia (Vilma Moioli)
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ambrasiria








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Località: Bergamo




MessaggioInviato: Ven Giu 06, 2008 3:51 pm    Oggetto:  Viaggio a Valencia (Vilma Moioli)
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VALENCIA

Sabato 12 gennaio 2008, ore 12: si parte!
L’aereo della Ryanair parte regolarmente dall’aeroporto di Bergamo.
Siamo in otto: io, Dolores, sua figlia Elena con il suo ragazzo Yari, sua nipote Francesca ed il suo ragazzo Luca, Lucia con sua figlia Vanna.
Dolores aveva prenotato il viaggio e l’albergo già a novembre: ci aveva dato giusto un minuto per decidere, altrimenti il viaggio aereo ad 1 cent sarebbe sparito nel giro di poco… abbiamo deciso ed ora eccoci lì, noi tre amiche del gruppo di spagnolo, finalmente pronte a mettere in pratica il nostro spagnolo “sul campo”.
Dopo due ore esatte siamo a Valencia.
Siamo partite da Bergamo che pioveva ma là il tempo è splendido: un sole primaverile ed un cielo azzurrissimo ci aspettano.
Posiamo i nostri bagagli in albergo, raggiunto con la metro direttamente dall’aeroporto, e già alle tre siamo in giro.
Prima tappa: centro.
Prendiamo un autobus che ci lascia in prossimità di plaza de la Reina, nel cuore della città. Abbiamo un fame da lupo ed ecco un posticino niente male “Cerveceria 100 montaditos”.
I montaditos (letteralmente “ammonticchiati”) sono dei panini piuttosto piccoli e morbidi che si imbottiscono di qualsiasi cosa si voglia. Ci sbizzarriamo e ne prendiamo da due-tre a cinque-sei (i ragazzi) a testa, le olive e le patatine di contorno non mi piacciono molto, ma i montaditos sono buoni.
Usciti da lì, finalmente inizia la visita della città.
La cattedrale ha diverse entrate, quella in plaza de la Reina si chiama Puerta de los Hierros (porta dei ferri) per via di una cancellata in ferro.
Bella la facciata, l’interno anche, decisamente barocco con un profluvio di oro. Gironzolando all’interno, trovo una cappella dedicata a S. Vincenzo, al cui interno è conservata una reliquia (il braccio sinistro). Molto più dell’urna, è bellissimo l’altorilievo in marmo sullo sfondo.
Decidiamo di salire sul campanile, il famoso Miguelete, che prende il nome dalle campane che a quanto pare si chiamano più o meno tutte Miguel. Ben 207 gradini di una scala a chiocciola che ci porta fino alla sua sommità.
Una faticaccia, ma ne valeva certamente la pena: Valencia vista dall’alto è uno spettacolo! Le case ammassate le une alle altre, in lontananza le montagne da un lato ed il mare dall’altro, con le enormi costruzioni della Città della Scienza che spiccano sullo sfondo.
Foto di rito.
Scendiamo, giriamo attorno alla cattedrale e ci troviamo di fronte alla chiesa della Virgen de los desamparados (Madonna degli abbandonati), con una bella piazza, la fontana ed un giardino pieno di alberi di aranci (con le arance mature!).
Bellissima!
La Virgen de los desamparados è un po’ il simbolo della città. A causa della sua posizione lievemente incurvata in avanti viene affettuosamente chiamata “la Gobbettina”, e durante la festa de las Fallas (che si svolge la settimana successiva a Pasqua) i valenciani la onorano con offerte di fiori.
Proseguiamo la visita della città e ci inoltriamo tra le stradine per raggiungere la Lonja, ossia la antica sede della borsa merci.
Che dire? bellissima!
In stile gotico, come la cattedrale e la chiesa de la Virgen d’altra parte, ha soffitti altissimi, le colonne ritorte ed i ricami in pietra tipo arabeschi alle finestre mi ricordano lo stile arabo. Splendidi i soffitti in legno di alcune stanze con decori in oro, i lampadari in ferro battuto alle pareti, ma più di tutto mi piacciono le sculture in pietra ai bordi dei portali, che ricordavano la chiesa di Notre Dame de Paris.
Alcune erano anche di tipo erotico!
Usciamo all’incirca alle 19,30 e sta annottando (in Italia è buio da almeno due ore, ma d’altra parte qui siamo molto più a ovest), una falce di luna ci saluta tra gli alberi (mai visti di quel tipo in Italia) del viale.
Che fare? Certo nessuno ha fame… e allora via per il Barrio del Carmen, un quartiere piuttosto antico della città. Il nostro vagabondare ci porta all’acquisto di qualche souvenir e alle torri di Quart, imponenti, e con la facciata ancora “bucherellata” dalle cannonate sparate durante la guerra di indipendenza francese. Molto simili alla fortezza di Castel Nuovo di Napoli.
Cominciamo ad essere stanchi e così con calma prendiamo la strada dell’albergo.
Verso le dieci ci ritroviamo, prendiamo la metro un’altra volta per il centro per la cena. Caspita quanta gente in giro! Intere famiglie, anche con bambini piccoli, che passeggiano tra le strade pedonali ed i ristorantini pieni così.
Rientriamo a mezzanotte passata ed ancora le strade sono piene di gente.

Domenica 13 gennaio 2008.
Ci ritroviamo nella hall dell’albergo verso le nove e dedichiamo alla colazione una buona ora, chiacchierando di tutto un po’ e facendo programmi per la giornata.
Oggi le nostre strade si dividono: io e Dolores, Lucia e sua figlia, i ragazzi. Ogni gruppetto per conto proprio.
Prima tappa: plaza del ayuntamiento, ossia del municipio.
Una piazza grandissima, illuminata da un sole piuttosto caldo. Dà l’idea della magnificenza. Davvero molto bella.
Stiamo lì per un po’ ma con l’occhio all’orologio, perché abbiamo l’appuntamento con il bus turistico.
Si parte e comincia il giro per la città. La guida registrata – in italiano nell’auricolare – ci spiega quello che stiamo vedendo in quel momento.
Usciamo dal centro e costeggiamo il letto del fiume Turia. In passato i suoi straripamenti avevano portato morte e distruzione e dopo quella disastrosa del 1957 il comune decise di deviarne il corso, per cui attualmente il suo letto per quasi una decina di chilometri è destinato a zone verdi per lo sport ed il tempo libero.
Verso il mare, è stata realizzata la città dell’arte e della scienza progettata dall’architetto Santiago Calatrava. È un po’ il simbolo – moderno – della città, uno spettacolo già in foto ma a vederlo dal vivo… be’, davvero si rimane a bocca aperta.
L’Emisferico ha una forma a cupola con vetrate laterali, il museo della scienza Principe Felice dà l’idea di un occhio con le ciglia, il museo delle arti della Regina Sofia invece sembra un casco spaziale ed infine c’è l’oceanografico, unico tra i quattro che abbiamo visitato (abbiamo purtroppo dovuto fare delle scelte…)
Il prezzo piuttosto alto dell’ingresso non ci ha fatto desistere dall’entrare (in effetti vale la pena di visitare tutti i palazzi perché in proporzione si pagano 6-7 euro in più).
Abbiamo visitato con calma tutti i padiglioni, godendoci ogni tanto il sole valenciano davvero caldo (il cappotto era legato in vita). Ho provato l’horchata… pensavo fosse come la nostra orzata, invece no… davvero pessima.
Nel pomeriggio abbiamo anche assistito allo spettacolo nel delfinario. Bella e spettacolare la loro esibizione; emozionante la vasca con gli squali.
Verso le cinque siamo uscite ed abbiamo osservato da vicino gli altri edifici, poi via di nuovo con il bus turistico per arrivare al museo di belle arti.
Ci sono alcuni pezzi di assoluto valore, come per esempio l’autoritratto di Velasquez, alcuni quadri di Goya e El Greco, Tiziano ed altri, ma per lo più si tratta di pittori valenciani, a noi – ahimè! – sconosciuti!
Stanche ma decise a proseguire nel nostro giro, ci godiamo il tramonto di Valencia attorno alle 19,30 e ci dirigiamo verso le torri di Serranos, che avevamo visto la mattina durante il tour con il bus, ma prima ci concediamo una pausa.
Non si può certo andare in Spagna e non andar por tapas!
D’altra parte avevamo fatto un’abbondante colazione la mattina, ma a parte qualche biscotto attorno all’una, giusto per rompere il digiuno, non avevamo toccato ancora cibo.
Ne prendiamo di tipi diversi ma il tempo passa inesorabile e – seppure stancamente – lasciamo il bar e riprendiamo la nostra visita alla città. Dopo le torri attraversiamo la plaza de Manises, molto bella.
Manises è famosa per le sue ceramiche, che in città sono spesso utilizzate per scriverci i nomi delle vie e nei bar e ristoranti sono dipinte con soggetti vari.
Ritorniamo in plaza de la Virgen e questa volta ci entriamo. Sono le otto passate ma nella cappella dove è conservata la statua della Madonna c’è ancora molta gente che prega.
Io e Dolores ci fermiamo in un angolo ad osservare, cercando di non dare troppo nell’occhio come “turiste”.
Sono stanchissima ed ho assoluta necessità di farmi una doccia, ma Dolores è davvero instancabile e così mi faccio trascinare un’altra volta al Corte Inglès, fortunatamente per me proprio davanti all’albergo, alla ricerca di qualche libro e di capi d’abbigliamento.
Rientriamo in albergo che sono le nove passate, il tempo di una doccia e ci facciamo trovare – fresche come rose… - nella hall per l’appuntamento con il resto del gruppo per la cena.
Decidiamo di andare al mare, ovviamente.
I taxi sono appostati proprio fuori. Durante il tragitto ci facciamo consigliare un ristorante dove si possa gustare una buona paella, ma purtroppo non siamo molto fortunati: la maggior parte dei ristoranti è chiusa di domenica e quindi entriamo in uno dei pochi aperti.
Mangiamo bene e tanto: antipasto di pesce, paella, dolce e grappa locale.
E’ bello stare tutti insieme, si parla, si discute, ci si conosce un po’ di più, almeno io nei confronti dei ragazzi che non avevo mai incontrato prima del viaggio.
Dopo la cena andiamo in spiaggia: la sabbia è fredda ma chiara e ci guida con facilità verso il mare. Una spiaggia così grande l’avevo vista solo a Lignano, ma questa sembra ancora più spaziosa.
Dolores raccoglie un po’ di sabbia per la sua collezione, io trovo una spugna e la infilo nello zaino.
E’ mezzanotte passata quando riprendiamo i taxi per farci portare in città, ma questa volta la movida non c’è: si vede che i valenciani non hanno l’abitudine di uscire la domenica sera, ma certo questo non ci scoraggia.
Ci dirigiamo verso il barrio del Carmen finché troviamo un bar aperto.
E’ carino, c’è abbastanza gente. Ci piace. Ci piace soprattutto il proprietario del bar…
Si beve sangrìa ed altro, si parla e si discute ancora, chiacchieriamo un po’ con il ragazzo e scopriamo che ha origini italiane.
Guarda un po’ il mondo… prima di andarcene facciamo anche una foto con lui, ma accidenti al flash non è venuta!
Dolores avrebbe voluto stare in giro ancora un po’, ma dopo una giornata così non ce la facciamo più e finalmente alle due e mezza passate ce ne ritorniamo in albergo.

Lunedì 14 gennaio 2008.
La mattina ci alziamo con una sorpresa: piove. Per fortuna non molto, ma non saranno certo quattro gocce a fermarci!
Prepariamo i bagagli e lasciamo libera la stanza, facciamo colazione, poi prendiamo un taxi (ormai ci piaceva farci accompagnare…) per il centro.
Io e Dolores visitiamo la Estaciòn del Norte, davvero bella: i soffitti e le pareti sono ricoperti di mosaici, i lampadari sono in maiolica e le vetrate hanno decorazioni in vetro colorato in stile liberty.
Altra tappa è il museo del Marques de Dos Aguas, attualmente museo nazionale delle ceramiche. È chiuso, ovviamente.
Ma la facciata in alabastro è quanto di più bello si possa vedere: ai lati della cancellata d’ingresso dei bassorilievi rappresentano un’allegoria sull’acqua ed i fiumi, con due figure di giganti che impersonano le correnti che fertilizzano i campi di Valencia, ossia i due fiumi Turia e Jùcar. Sopra la cancellata al centro c’è il bassorilievo della Virgen attorniata da figure adoranti, frutta e fiori, ma tutto il palazzo è una meraviglia in barocco!
L’ultima tappa è il mercato coperto.
Ci eravamo passati davanti varie volte ma sempre in orario di chiusura.
Entriamo e siamo avvolte dagli odori delle spezie e del pesce e la vista si bea della varietà dei colori.
La frutta in particolare è esposta ben ordinata nei banchi, ci sono già le fragole!
Compro delle spezie e dei dolci tipici di Valencia, Dolores si fa tentare anche da un frutto che non avevamo mai visto, la chirimoya: ha la forma di un avocado, verde con la buccia spessa e all’apparenza simile a scaglie. Mi ha detto Dolores che era buonissima, il gusto a metà tra la mela e la pera.
Con una certa malinconia, verso le dodici ritorniamo in albergo per riprendere i bagagli e riprendere la metro per l’aeroporto.
Alle due parte l’aereo ed alle quattro siamo già a Bergamo.

Come sempre quando si è via e si fanno cose diverse dal solito, la percezione del tempo è diversa, come se fosse dilatato a dismisura, e così mi era sembrato di essere stata via una settimana e non due giorni.
Vacanza breve ma intensa, passata con persone con le quali mi sono trovata molto bene. Da tornarci.

Vilma
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Monia Di Biagio

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MessaggioInviato: Dom Giu 15, 2008 9:01 am    Oggetto:  
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Alle prese con la creazione del mio nuovo sito personale su MySpace, (ricordo il link per chi volesse farci una capatina, dato che lì abbiamo anche la Chat di Scritturalia, ovvero "Chiacchieralia":
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) mi ero lasciata sfuggire questo racconto di viaggio. Certo, Vilma, deve essere stato bello ed emozionante decidere in un minuto e poi via: altra città, altra cultura altra vita. Certo due giorni intensi perché avete trotterellato un bel po' ;0) ! E bravi.
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