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Sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa di Monia Di Biagio.

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follia
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MessaggioInviato: Gio Feb 04, 2010 2:31 am    Oggetto:  follia
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Rantolava di dolore e paura sul suo letto. I suoi lunghi capelli bruni erano impiastricciati dal sangue ed i suoi occhi verdi erano sbarrati dalla paura, come se avesse visto un fantasma. Aveva la mano sinistra con una ferita trasversale ancora fresca, mentre sulla destra stringeva ancora il coltello da cucina insanguinato. C’era un piccolo bambolotto di pezza lacerato seduto sulla spalliera del letto che la osservava impassibile; aveva tagli e strappi dappertutto, soprattutto sull’inguine. “Perché fa male? Io non sono cattiva! Perché fa male papà?!” gridò disperatamente al pupazzo la ragazza sul letto. “Hai detto che le persone cattive sentono il dolore! Me lo hai sempre detto!” Il pupazzo la guardava sempre impassibile “perché tu sei cattiva!”. Appena sentì queste parole lei si ritrasse dalla parte opposta del letto impaurita, facendosi scudo con le braccia gridando “Non è vero! Non è vero! Non sono più cattiva!”. Il suo vestito, una volta bianco, ora era rosso porpora, scuro. Ritraendosi, mise in mostra vari segni di percosse e lividi, soprattutto sui polsi. Si fece prendere dal panico e si fiondò fuori dalla stanza di corsa, e mentre correva per le sue gambe urtarono contro qualcosa e rovinò a terra. Rimase stordita per un attimo, poi si rialzò e vide su cosa era inciampata. Il viso si contrasse ancora di più dalla paura quando si accorse che suo padre la stava guardando con occhi vitrei sdraiato per terra con una mano sulla maglietta insanguinata, immobile. Una volta quella figura lo guardava con aria compiaciuta e mentre si avvicinava a lei slacciandosi la patta: ”Sei stata cattiva. Devi essere punita, non odiarmi, lo faccio per il tuo bene. Tu senti dolore, perché se senti dolore significa che sei cattiva, una bambina cattiva”. Dicendo queste cose in tono suadente, le piombava addosso e la puniva. Durante quel periodo lei cercava un nuovo papà, che non la punisse sempre, e trovò un pupazzo che stava seduto ai piedi del letto il quale la guardava senza fare strani ghigni e non la puniva come suo padre, non stava sempre con il viso triste e stando sempre a dire che suo padre le voleva bene e tutto ciò che faceva lo faceva per il suo bene come sua madre. Quando lei lo colpiva, il suo nuovo papà non si lamentava, non provava dolore, le lasciava fare quello che voleva, non era cattivo. Lui era buono. Lui era molto buono. Un giorno però le disse che i suoi veri genitori erano cattivi, ma lei non ci credeva, non potevano essere cattivi, facevano tutto per il suo bene, perché lei era cattiva. Ma il suo nuovo papà le disse dolcemente “prova, vedi se loro si lamentano quando li colpisci, vedi se loro provano dolore, vedi se sono cattivi. Prova.” Erano cattivi. Finchè esistevano anche lei sarebbe stata cattiva. Bisognava smettere di essere cattivi. Ma non funzionò. La mano ferita le fece male quando cadde a terra nel corridoio, e la obbligò a cacciare un urlo. Ma tenne ben saldo il coltello nell’altra mano, non l’avrebbe lasciato andare per nulla al mondo. La paura le stava crescendo sempre di più dentro e riprese la fuga attraverso il corridoio, e davanti alla porta che conduceva all’esterno scivolò su un rivolo di sangue proveniente dalla cucina: andò a sbattere violentemente sulla porta. Ancora più dolore, ancora più cattiva, ancora più paura. Si alzò presa dal panico e le sembro di vedere sua madre accasciata sul tavolo da pranzo in cucina, ma non ne fu sicura. Aprì la porta in fretta con la mano ferita, intanto non aveva mollato il coltello, e li vide: gli uomini scuri erano venuti a prenderla! Erano gli esseri più cattivi di questo mondo. Dicevano tante cose brutte ai suoi genitori, il suo vero papà le diceva sempre che se anche potevano sembrare buoni, erano invece cattivissimi, e la volevano ingannare. Una volta venne a casa sua uno di loro, ma lei scappò da quell’essere: non era stupida. Lo sapeva. Era un uomo cattivo. Non si sarebbe lasciata prendere. Ora se li trovò davanti molti, e con loro c’erano dei veicoli che emettevano luci strane: erano venuti a portarla via. Loro erano cattivi. Lei doveva punirli. Si stava avvicinando a lei uno di loro che le rivolgeva parole gentili: non era stupida. Con un grido gli piantò il coltello sul braccio sinistro, lasciandolo cadere sul prato sanguinante. Urlava come un matto: anche lui era cattivo. Aveva ragione. Gli uomini oscuri sono tutti cattivi. Caricò verso un altro di loro poco distante. Sentì che le gridavano qualcosa, sempre più forte, ma non aveva importanza. Gli ultimi rumori che Clara sentì nella propria vita furono degli scoppi. Si accasciò a terra così come era venuta al mondo…serena.
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MessaggioInviato: Gio Feb 04, 2010 2:31 am    Oggetto: Adv






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