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Sito Letterario & Laboratorio di Scrittura Creativa di Monia Di Biagio.

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Viaggio a Porto
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ambrasiria








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Località: Bergamo




MessaggioInviato: Mer Mag 12, 2010 2:50 pm    Oggetto:  Viaggio a Porto
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GITA A PORTO

Dal 13 al 16 febbraio 2010 con Dolores, Elena, Aurora, Francesca e Loris.

Sabato 13 febbraio 2010
L’aereo della Ryanair parte da Bergamo alle 6,40. Nonostante fosse quasi l’alba quando siamo arrivati lì (le 5,30) l’aeroporto era pieno di gente, probabilmente in molti hanno approfittato dei giorni di chiusura delle scuole per il carnevale per fare un viaggio.
Arriviamo a Porto alle 8,15 ora locale (un’ora in meno rispetto all’Italia). L’aeroporto è abbastanza grande e nuovissimo, una struttura metallica che sorregge pannelli trasparenti.
La giornata è bella e soleggiata, anche se a quell’ora fa abbastanza fresco.
Dopo qualche difficoltà nel capire come funziona la macchinetta per la distribuzione dei biglietti della metro, ci dirigiamo verso il treno e dopo poco più di mezz’ora di viaggio giungiamo a destinazione.
La prima impressione della città non è molto positiva: pur essendo le 9,30 passate non c’è in giro quasi nessuno, la strada che imbocchiamo per dirigerci verso l’albergo – rua Das Flores, l’antica via degli orafi come ci informa la guida – non è poi così bella, il selciato (tutta la città è pavimentata con il porfido) è sconnesso e bisogna guardare dove mettere i piedi, i negozi sono chiusi. Speriamo che il resto sia meglio!
Arriviamo in albergo, hotel Da Bolsa, ma ovviamente è troppo presto perché le stanze siano già pronte. Nessun problema: lasciamo i bagagli in un angolo e partiamo alla scoperta di Porto.
Scendiamo la rua Borges, dove si trova appunto il palazzo della Borsa che dà il nome al nostro albergo, sulla sinistra c’è la grande piazza do Infante dom Henrique con il monumento a lui dedicato.
Prima però di cominciare il giro ci fermiamo in un bar a fare colazione e all’ufficio informazioni per prendere qualche piantina della città.
Scendiamo verso il Douro, attraversando la piazza do Ribeira dove fa bella mostra di sé una fontana moderna con un cubo chiamata appunto Cubo da Ribeira: il fiume è tranquillo e scorre veloce verso l’oceano, ci sono molte barche che propongono gite e piccole crociere, ma la cosa che cosa che colpisce di più sono le case, alte strette e colorate, addossate le une alle altre, con parti della facciata ricoperte di azulejos e tanti balconcini stretti e lunghi con le ringhiere in ferro battuto. Alla nostra sinistra si alza altissimo il ponte in ferro dom Luìs I, progettato da un discepolo di Eiffel verso la fine dell’800. È percorribile nella parte bassa dalle auto e in alto dai treni della metropolitana; entrambe le carreggiate sono pedonali.
Certamente è uno dei simboli della città.
La casa do Infante sorge su un’antica villa romana, di cui rimangono alcuni resti, in particolare i pavimenti a mosaico. Un video mostra l’evoluzione della costruzione nel tempo, fino ai giorni nostri.
C’è poi un piccolo museo dove sono esposte monete, maioliche, arredi vari.
Proprio davanti alla Casa do Infante c’è un negozio che vende un po’ di tutto, in particolare oggetti realizzati in sughero (o quanto meno ne riproduce la texture), e quindi cappelli, ombrelli, portamonete e così via.
Io mi limito a comprare la guida di Porto, mentre le mie compagne acquistano alcuni ricordini.
Lasciamo la Ribeira e ci dirigiamo verso la chiesa di S. Lorenzo chiamata anche dos Grilos a causa del colore degli abiti dei frati che ricordava il colore dei grilli.
All’interno della chiesa c’è un museo di arte sacra. Come in tutte le chiese nelle quali siamo entrati, una musica del genere gregoriano ci accoglie. Il barocco la fa da padrone, soprattutto in un altare della cappella laterale: uno sfavillio di oro cui certo non siamo abituati; la facciata invece è molto più sobria.
Notevole la vista della città da qui.
A due passi dalla chiesa di s. Lorenzo sorge la cattedrale, meglio conosciuta come Sé, davanti alla quale si erge il pelourinho o colonna infame, usata per impiccare i condannati.
Purtroppo è mezzogiorno passato e quindi è chiusa per cui ci limitiamo a guardarla da fuori. Scendiamo per delle stradine che ci condurranno alla stazione di S. Bento: le case sono malridotte, in alcune i panni stesi al vento sono ricoperti da un telo di cellophane (immaginiamo che sia a causa dei piccioni e dei gabbiani… che qui ci sono in grandi quantità), le strade così strette che a malapena ci passa un’auto. Certo non è una strada da fare la sera da sola…
La stazione di S. Bento è molto bella, sia nella facciata che gli interni, le pareti infatti sono ricoperte da azulejos che propongono alcuni eventi della storia di Porto e del Portogallo. Belle anche le grandi vetrate.
A due passi dalla stazione c’è la piazza della Libertà, con la statua equestre del re Pedro IV, e la avenida dos aliados, cuore di Porto.
E’ già l’una e mezza: che fare? Elena propone di andare a mangiare ad Afurada, un paesino di pescatori che si trova quasi alla fine del Douro, quando ormai sta per imboccare l’oceano.
Chiediamo informazioni e ci dicono o di prendere l’autobus 500 e quindi traghettare dalla parte opposta del Douro, in alternativa di andare a piedi, circa 20 minuti o giù di lì.
Prendiamo intanto un bus che ci porta a Vila Nova de Gaia, di fronte alla Ribeira al di là del ponte don Luìs I, e ci incamminiamo. La giornata è splendida e al sole si potrebbe stare senza cappotto. Lungo il fiume sono ormeggiate le barche che portavano le botti di Porto e sulla sinistra è un susseguirsi di cantine – Sandeman, Càlem, Ramos Pinto, Vasconsellos e così via – che si possono visitare e naturalmente è prevista la degustazione di vini. Imperdibile!
Il cammino va oltre i 20 minuti e ci impieghiamo un’ora buona per arrivare ad Afurada. Stanchi ed affamati entriamo nel paese e poi nel ristorante do Pescador. Proprio davanti alla porta un signore piuttosto anziano cuoce alla brace alcuni calamari.
Il posto è carino e appena seduti al tavolo ci portano degli antipasti (che vengono pagati solo se consumati): ostriche grandissime con delle verdure crude sopra (cipolle, peperoni e prezzemolo) condite con olio e aceto, assolutamente fantastiche!
Poi delle frittelle di baccalà, buone, e dei gamberetti crudi, così salati che dopo il primo non ne abbiamo mangiati altri.
Tipiche di Porto sono le zuppe, che portano in grandi, ma proprio grandi!, terrine con pasta o riso e pesce, nonché verdure a volontà.
I piatti sono sempre accompagnati da patate, carote, cavolini e altre verdure bollite.
Abbiamo mangiato a sazietà, tutto ottimo, costo a testa 12 euro.
Riposati e rifocillati, verso le 16,30 usciamo dal ristorante, facciamo un giretto lungo il molo alla ricerca di un battello che ci porti dall’altra parte del Douro e una volta giunti lì prendiamo il tram per Porto.
Tutti i tram della città sono originali, in legno, vanno su rotaie ad elettricità; la cabina di guida si trova su entrambe le estremità del tram e gli interni sono bellissimi! I sedili in cuoio con le maniglie in ottone, dal soffitto pendono altre maniglie sorrette da corregge sempre in cuoio e il campanello: un lungo filo che attraversa tutto il tram e che bisogna strattonare perché suoni. Anche questo imperdibile!
Sono quasi le 18 quando scendiamo al capolinea, di fronte alla chiesa di S. Francesco. Ormai esausti, sia per la levataccia della mattina sia per la camminata fuori programma, ci dirigiamo verso l’albergo e ci sistemiamo nelle camere.
Ci ritroviamo alle 20,30. Decidiamo di andare verso la avenida dos Aliados e di entrare nel cafè Guarany, sul lato sinistro della piazza. Ovviamente non ceniamo, ma prendiamo chi qualcosa di caldo chi una macedonia.
Verso le 21,30 inizia uno spettacolo di musica cubana. In un angolo della sala, quattro musicisti suonano e cantano e quasi subito alcune persone cominciano a ballare.
La musica è piacevole, il caffè molto carino e passiamo un’oretta piacevole.
Prima di tornare in albergo, percorriamo qualche strada del centro, ma davvero sono quasi tutte deserte e si è alzato un po’ di vento, per cui preferiamo far terminare qui la prima giornata a Porto.

Domenica 14 febbraio 2010
La splendida giornata del giorno precedente si è trasformata in una fredda e ventosa giornata, il cielo è coperto ma non pare promettere pioggia.
Dopo un’abbondante colazione, andiamo ad una fermata del bus turistico con il quale faremo il giro della città. E’ S. Valentino e la città di Porto ha deciso di festeggiare anch’essa le coppie: prezzo del biglietto ridotto alla metà e alcuni omaggi; un tulipano giallo viene consegnato a tutte le donne che salgono: carino, peccato che alla fine del giorno di lui non sia rimasto molto…
La parte superiore del bus è scoperta, ma per fortuna la parte anteriore è protetta da un vetro e da una copertura e siccome siamo i primi turisti della mattina ci piazziamo proprio lì, così da godere della visita della città e preservarci dal vento che soffia gelido. In effetti le persone che saliranno dopo e che si posizioneranno lungo il bus nella parte scoperta sono tutte intabarrate e la faccia è rossissima!
La città scorre davanti ai nostri occhi; con gli auricolari si può ascoltare in italiano la spiegazione di ciò che si vede, giriamo prima per il centro della città, poi il bus percorre tutta la avenida Boavista, la parte più elegante e nuova della città, con ville splendide, e poi giù fino all’oceano. Sarebbe stato carino scendere, fare una passeggiata lungo la spiaggia e riprendere poi il bus, ma davvero con il vento che c’era l’idea ci ha sfiorato la mente e poi se n’è andata immediatamente.
Al termine del giro scendiamo di nuovo in piazza della Libertà e andiamo verso la chiesa do Carmo.
E’ in bello stile rococò e la facciata laterale è ricoperta di azulejos, molto carino anche l’interno con un bell’altare.
Ormai è troppo tardi per visitare il museo nazionale de Soares dos Reis per cui, scendendo stradine strette e davvero ripide, arriviamo sulle rive del Douro, prendiamo l’autobus 500 per andare a pranzo sempre al ristorante do Pescador ad Afurada.
In tre prendiamo del riso con frutti di mare ma – sorpresa! – è più o meno la zuppa del giorno prima solo che anziché la pasta c’è del riso!
Va bene lo stesso, quando si ha fame… è andata meglio a chi ha scelto del polipo alla brace e dei gamberoni.
Ormai il barcaiolo ci conosce e si sofferma a chiacchierare con noi, sfoggiando qualche parola di italiano.
Sono le 17 ormai quando arriviamo davanti alle cantine del vino, ma Sandeman ha appena chiuso. Per nulla scoraggiati entriamo da Càlem. Poiché bisognava aspettare un po’ per la visita guidata della cantina – e senza guida in italiano – optiamo per un assaggio di vini, costo 2 euro.
Ci raggiunge una ragazza che sta studiando l’italiano e ci porta nella sala degustazioni. Lunghi tavoli in legno con molte persone che assaggiano il vino, lungo le pareti scansie con bottiglie in bella mostra. La ragazza ci porta due calici di vino a testa, uno bianco e uno rosso, solo Loris preferisce il vino secco, noi donne invece optiamo per quello più dolce.
La ragazza ci illustra il procedimento, ce ne decanta la qualità e alla fine ce lo fa assaggiare: caspita che buono!
Peccato non poter acquistare una bottiglia intera… ci dobbiamo accontentare di una confezione con un tris di vini da 50 ml ciascuno.
Ormai è buio quando usciamo da lì, e siamo anche piuttosto allegri!, aspettiamo il primo bus che passa e che ci porta verso Ribeira e finalmente torniamo in albergo per un paio d’ore di tranquillità.
Per cena decidiamo di assaggiare la francesihna, tipico piatto locale. Ci facciamo consigliare dal ragazzo della reception che ci segnala qualche ristorante. Scendiamo al fiume e alla fine ne scegliamo uno. Non sarà una scelta ottima: siamo vicini alla porta d’ingresso e un’aria gelida entra ogni volta che qualcuno entra o esce.
Il piatto non mi piace particolarmente, la carne all’interno è piuttosto dura e c’è troppa salsa!
Va be’, quanto meno l’abbiamo provata!!!
Il vento, che ci ha accompagnato (e anche un po’ infastidito!) tutto il giorno, continua a soffiare gelido per cui rientriamo subito in albergo.

Lunedì 15 febbraio 2010
La notte è stata piuttosto tempestosa e la mattina non è molto meglio: un cielo che annuncia pioggia – e ogni tanto in effetti pioviggina – e il vento sempre più freddo ci accompagneranno anche oggi.
Dopo colazione, alle 10 in punto siamo al palazzo della Borsa. L’impiegata ci informa che il palazzo è visitabile solo con la guida, che sarà disponibile solo dopo mezz’ora e non sono previste visite in italiano.
Decidiamo così di andare a visitare la chiesa di S. Francesco, con l’idea di tornare più tardi alla Borsa, cosa che però non faremo. Peccato!
La chiesa di S. Francesco è l’unico monumento gotico della città, per visitarla bisogna pagare l’ingresso (3,5 euro) che comprende anche la Casa do Despacho, un piccolo museo di arte sacra, e le catacombe (va be’, forse chiamarle tombe sarebbe più appropriato).
All’interno della chiesa è severamente vietato fotografare, peccato perché è uno splendore e non a caso viene chiamata “la chiesa dell’oro”, che abbonda in maniera esagerata.
E’ veramente una profusione d’oro, pare che ogni singola parte della chiesa ne sia rivestita. Molto bello l’albero di Jassè, con le statue dei re di Giuda posizionate lungo i suoi rami.
Colpisce la scelta dell’uso del legno nella realizzazione delle statue, a cui certamente noi italiano non siamo abituati.
Notevole!
Scendiamo ancora una volta lungo il Douro per raggiungere un negozietto dove vendono oggetti regalo realizzati in ceramica, molto carino, quindi saliamo verso il cuore della città per visitare il mercato de Bolhao: vendono frutta e verdura, fiori, ricordini, ma anche tessili per la casa. Niente a che vedere con quello di Valencia… compro un paio di tazze con il simbolo del gallo del Portogallo, niente di più.
La scelta di un posto dove pranzare si rivela più difficile del previsto. I posti tipici consigliati dalla guida ci lasciano piuttosto sconcertati… è vero che i cittadini di Porto vengono chiamati tripeiros (ovvero trippaioli), ma mangiare la trippa… ci soffermiamo a guardare il cameriere che, attraverso la vetrata del ristorante, toglie della trippa da un enorme pentolone e la infila in un panino, che la gente mangia in piedi.
Non fa per noi… finalmente troviamo un posto discreto, ma non è certo il ristorante do Pescador!
Ultimo pomeriggio a Porto: i musei sono chiusi e non abbiamo ancora visitato né la cattedrale né la chiesa e annessa torre de los Clerigos, ma neppure il Majestic e la libreria Lello, per non parlare di una capatina in rua S. Catarina regno dello shopping…
Cominciamo dal Majestic, dove Loris ci offre il caffè. Che dire? Splendido, davvero splendido!!!
E’ pieno di gente che, oltre a bere e a mangiare, non si fa nessuno scrupolo di fotografare gli interni, prontamente imitati da noi: lungo le pareti è un susseguirsi di grandi specchi, le sedie sono in legno con la seduta in cuoio lavorato e le panche pure, belle le lampade, gli amorini e gli stemmi sulle pareti, nonché le porte a vetri in stile liberty.
Ah, ottimo anche il caffè.
Diamo un’occhiata ai negozi in rua S. Catarina e poi ci dirigiamo verso la cattedrale. Dà un po’ l’idea di una fortezza con quelle due torri laterali, qualcosa di imponente. L’interno mi ricorda il duomo di Milano, spoglio e sobrio, con le colonne enormi ed alte, persino l’altare è sobrio rispetto a quelli che abbiamo visto finora.
Annesso alla Sé c’è il chiostro, il cui ingresso è a pagamento, ma certo vale la pena visitarlo (costa tre euro), con i suoi bellissimi azulejos che tappezzano le pareti sia inferiori che superiori.
Belle le cappelle, la sacrestia, il museo al piano superiore con arredi ecclesiastici, splendidi i soffitti a cassettoni dipinti a colori vivaci e curiose le decorazioni sopra le finestre: in legno, a imitazione di tendaggi.
Usciti dalla Sé si va di corsa alla torre de los Clèrigos, che chiude alle 17. Entriamo appena in tempo.
La scala a chiocciola che ci porta alla cima della torre si restringe man mano che si sale ed anche i gradini diventano man mano più alti, che faticaccia!, ma certo ne vale la pena: la vista dalla cima della torre è splendida, nonostante il vento che ci sferza il viso e ci fa stare forse non tutto il tempo che avremmo voluto.
E’ quasi un sollievo ritornare al chiuso della scala. La chiesa de los Clèrigos è anche molto bella e dà un senso di pace e tranquillità.
Mi siedo in un banco e la osservo con calma, davvero mi piace stare lì.
Vicino alla chiesa c’è la famosa libraria Lello. Gli interni ci lasciano stupiti: librerie in legno alte fino al soffitto tappezzano le pareti, i soffitti sono decorati in legno ma certo la cosa che più attira l’attenzione è la scala che porta al piano superiore, i gradini di un rosso acceso, e la scala stessa che si divide in due per poi ricongiungersi. I pavimenti sono in legno e davvero curioso è il carrello per spostare i libri che scorre su due binari. Il soffitto del piano superiore è in vetro colorato con decorazioni liberty, così come le finestre.
Ma la libreria non ospita solo libri, ma anche quadri, confezioni di tè, saponi, schiuma da barba (veramente i prezzi sono esorbitanti… una confezione di 5 saponette costa 50 euro!)
Neanche a dirlo, la libreria è piena di gente, c’è anche chi compra ma certamente la maggior parte dei presenti – per lo più stranieri – si limita a fotografare. I dipendenti ormai ci sono abituati…
Usciamo dalla libreria e decidiamo di andare al ponte dom Luìs I e di percorrerlo nella parte superiore. Sono le 18 ma c’è ancora chiaro e ne approfitto per fotografare Porto dall’alto, il fiume Douro che scorre verso l’oceano sotto di noi, le case colorate che tanto ci avevano colpito la prima mattina, le cantine dall’altra parte del fiume, e la cattedrale che svetta in alto… uno spettacolo da non perdere.
Lasciamo il ponte alle nostre spalle (tra l’altro è davvero molto largo) e percorriamo pigramente rua S. Catarina e le vie laterali, molti negozi sono gli stessi che troviamo abitualmente nelle nostre città ma non trovo nulla di interessante per cui non acquisto nulla.
Torniamo in albergo distrutti!
La cena non può che essere a base di pesce. Ci dirigiamo lungo il fiume e a colpo sicuro entriamo in un ristorante segnalato dalla guida (lontano dall’entrata!): risotto al polipo per alcuni, gamberi per altri, baccalà (salatissimo!) per altri ancora.
Stavolta il conto è più caro del solito, ma in fondo è l’ultima sera a Porto.

Martedì 16 febbraio
Ci alziamo alle 6, veloce colazione e alle 6,45 siamo già nei taxi che ci portano (a velocità pazzesca, persino a 170 km/h!) in aeroporto.
Ultima foto di gruppo e si ritorna a Bergamo.

Porto mi è piaciuta. L’impressione un po’ deludente che ne avevo ricevuto all’inizio è andata man mano cambiando. La città ha certo molti volti, quello della povertà e della trascuratezza più o meno vicine a quello della ricchezza e della bellezza.
Il Douro… è quasi impossibile stargli lontano: attira su di sé gli sguardi e la vita cittadina. Davvero peccato per il vento così freddo, anche se è una costante della città, infatti tutti quelli che ci erano già stati me ne avevano parlato, anche se non immaginavo fosse così fastidioso.
Non so… quando sono partita dall’albergo ho salutato con un addio la città, ma ora, a ben pensarci, forse un altro giretto, un giorno, lo farò.
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MessaggioInviato: Mer Mag 12, 2010 2:50 pm    Oggetto: Adv






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